Cattedrale di Pristina |
lunedì 18 aprile 2011
LA CROCE DI PRISTINA
giovedì 14 aprile 2011
NEVE DI PRIMAVERA
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Pristina - 13 Aprile 2011 |
Neve di Primavera è forse l'opera più sontuosa dello scrittore giapponese Yukio Mishima, ma è anche lo spettacolo che si è presentato ieri, 13 aprile, sotto gli occhi di buona parte dei cittadini del Kosovo.
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martedì 12 aprile 2011
LA DETERMINAZIONE DI VETEVENDOSJE
Albin Kurti mi conferma la sua disponibilità e alle 15 in punto lo raggiungo presso la nuova sede di Vetevendosje a pochi passi dal parlamento. Nell'ultimo anno sono cambiate un po' di cose. Molte sono rimaste le stesse. La struttura di tre piani è interamente occupata dagli attivisti del movimento ed è adesso più consona ad un movimento che alle ultime elezioni politiche ha raggiunto risultati significativi. L'anima del movimento e la semplicità del suo leader sono rimasti immutati. Ci tiene a precisarlo Albin Kurti, e come sempre lo fa con molta chiarezza: "Vetevendosje era ed è un movimento politico. Il carattere del movimento non è cambiato, e questo per due ragioni principali, in primo luogo perché il Kosovo non è ancora una democrazia compiuta e poi perché noi non siamo soddisfatti con quel tipo di democrazia che è solo rappresentativa. Vetevendosje intende la democrazia come partecipazione diretta attraverso proteste, dimostrazioni, referendum e azioni simboliche. Vetevendosje non ha cambiato carattere, ma soltanto la sua strategia. Ai vecchi metodi ne abbiamo aggiunti di nuovi. Accanto alle rivolte e alle proteste adesso usiamo le vie istituzionali per raggiungere gli obiettivi di sempre. Noi vogliamo il Kosovo sovrano e non soltanto indipendente e questo implica il rafforzamento delle strutture governative, una maggiore democrazia nelle istituzioni ed un sano sviluppo economico". Vetevendosje è adesso un partito politico. Alle elezioni del 12 dicembre si è misurato per la prima volta con il giudizio degli elettori e il risultato è stato sorprendente. Vetevendosje è diventato il terzo partito del Kosovo con il 13% circa delle preferenze e il suo gruppo conta oggi 14 deputati. Alle ultime elezioni politiche il partito ha condotto una campagna elettorale molto intelligente, sfruttando le prime avvisaglie della protesta sociale soprattutto da parte del ceto giovanile che si è sentito, e si sente, sempre meno rappresentato da una classe politica che a tutt'oggi non si è confrontata con i veri problemi economico-sociali del paese, ma che è rimasta ancorata ai vecchi problemi della sovranità e dell'indipendenza. La strategia di Albin e soci ha portato a grossi risultati in termini di consenso da parte giovanile, andando a pescare voti nel bacino elettorale di tutti i partiti. Questo, e non piuttosto lo spirito nazionalista del movimento, è stato il successo principale di Vetevendosje che è riuscito a cavalcare lo scontento di larghe fasce della popolazione. Adesso avrà davanti a sé una prova essenziale, perché una cosa è interpretare e cavalcare lo scontento sociale, altra cosa sarà tradurre questi temi in vere e proprie proposte politiche, anche di natura legislativa.
venerdì 8 aprile 2011
ATIFETE JAHJAGA: IL QUARTO PRESIDENTE DEL KOSOVO
Da oggi il Kosovo ha un nuovo Presidente della Repubblica, dopo che la scorsa settimana la Corte costituzionale ha invalidato l'elezione alla presidenza di Behgjet Pacolli. Atifete Jahjaga, eletta dal parlamento di Pristina con 80 voti favorevoli, 10 astenuti e 10 contrari, è il quarto presidente. Giovane, donna e con una significativa carriera. Sembrava essere una buona notizia, ma lo è solo in parte. Estranea al mondo della politica e con un anno in più dell'età minima richiesta per ricoprire l'incarico (36 anni), il nome dell'ex vicecapo della polizia kosovara ha messo d'accordo la coalizione di governo e parte dell'opposizione. L'accordo raggiunto tra i leaders del PDK, AKR e LDK -principale partito d'opposizione- prevede la riforma della costituzione con l'elezione diretta del presidente della Repubblica entro i prossimi sei mesi. L'eroina sarà solo di passaggio e la sua positiva immagine servirà soltanto a dare vigore alle istituzioni del Kosovo ed ai suoi rappresentanti.
mercoledì 6 aprile 2011
GIOVANI ARTISTI CRESCONO: AFRORA BLAKQORI-UKA
L'ultimo villaggio - 49x35 |
Afrora Blakqori - Uka si è laureata presso la facoltà di Belle Arti di Pristina nel 1994. E' la prima artista kosovara ad avere conseguito un master in arti grafiche ed anche la prima, insiema a tutta la sua generazione, ad aver vissuto gli anni formativi durante il periodo più acceso del nazionalismo serbo. Nel 1989 si è iscritta all'università, ma dopo circa un anno di lezioni ha dovuto ultimare i suoi studi presso scuole improvvisate nelle case private. L'imposizione del regime aveva spinto gli albanesi kosovari a sviluppare in diversi settori un efficiente sistema parallelo. Quel clima teso, quell'aria tetra e cupa, hanno influito significativamente sulla creatività della giovane artista. Non deve essere stato facile per nessuno studiare in quelle circostanze. A maggior ragione per quelle persone che fanno del vissuto quotidiano la fonte primaria delle loro rappresentazioni artistiche. La grafica di Afrora nasce da sentimenti soggettivi che vengono plasmati nelle arti visive sotto forma di associazioni simboliche e riflessioni di diversa natura. In questa sua mostra personale presso la Galleria d'Arte del Kosovo a Pristina è rappresentato il percorso pluriennale dell'artista, dove la sua creatività - quasi due decenni - si riflette in vivide immagini del mondo animale, di quello subacqueo, dei paesaggi e della natura. Le composizioni non sono figure umane, ma astratte e suggestive associazioni che rimandano a una metafora che produce emozioni specifiche. Queste sue immagini stimolanti accomunano la sua grafica al concetto ideal-estetico. Il lavoro grafico che racchiude la fase "Ultimo Villaggio" è significativamente il più ampio e, politicamente, il più profondo: lo spazio affascinante di integrità compositiva. Sempre alla ricerca di nuove trasformazioni di quei temi che appartengono al mondo intimo dell'artista, la forma metaforica delle opere esposte rivelano sia preoccupazioni di disordine perenne di questa sua nazione, che le speranze per un futuro più felice e prospero.
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Trascrizione fonetica
Per contattare l'artista scrivete a:afrora01@hotmail.com
lunedì 4 aprile 2011
KOSOVO - HUMAN DEVELOPMENT REPORT 2010
E' da poco uscito l'ultimo report da parte dell'UNDP-Kosovo. Quest'anno si parla di inclusione sociale. In termini semplici, per esclusione sociale si intende la pratica di negare ad alcuni gruppi il diritto di contribuire economicamente, politicamente e socialmente alla crescita della loro società, limitando in tal modo il potenziale della società stessa. L'esclusione può avvenire deliberatamente, attraverso la discriminazione istituzionale, o involontariamente, attraverso pratiche culturali che di fatto limitano i diritti e le libertà individuali. Qualunque sia la causa, l'effetto è sempre lo stesso: autolimitazione e un iniquo processo di sviluppo. L'ampiezza dell'emarginazione all'interno della società kosovara è forse il dato più rilevante della relazione. Lungi dall'essere un fenomeno di minoranza, l'esclusione -economica, dai servizi sociali e di impegno civile- è una condizione vissuta da una vasta gamma di persone in varie dimensioni della vita quotidiana. Quella dell'esclusione è una sfida cruciale per lo sviluppo del Kosovo e di ogni paese. Il rapporto identifica nel dettaglio i gruppi sociali che più di altri risentono dell'esclusione sociale e ne sono vittime. Queste fette di popolazione rischiano di diventare invisibili se non si cambia rotta e non si inverte la scala delle priorità politiche. Nella lunga lista degli esclusi vanno annoverati: i disoccupati di lunga durata, i bambini svantaggiati, i giovani, le donne delle aree rurali, i Rom, Ashkali ed Egiziani (RAE) e tutte le persone con bisogni speciali. Davanti a se il Kosovo ha una serie di sfide sociali ed economiche da affrontare e queste riguardano:
• Stagnazione economica: il PIL pro capite del Kosovo è attualmente il più basso d'Europa. Anche se il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha previsto che crescerà del 3% per i prossimi sei anni (passando dai 1.766 ai 2.360 euro) il Kosovo ha ancora molto da recuperare in termini di equa distribuzione dei ricavi all'interno della sua società;
• Povertà diffusa: circa il 45% (poco più di due kosovari su cinque) vivono sotto la soglia della povertà e uno su cinque non è in grado di soddisfare i propri bisogni di base. La povertà è più elevata tra coloro che vivono in grandi famiglie - che spesso hanno molti membri disoccupati e livelli di istruzione relativamente più bassi. Coloro che vivono in povertà sono anche geograficamente concentrati nelle zone rurali e in alcune regioni del Kosovo, come Prizren e Gjilan/Gnjilane;
• Elevati livelli di disoccupazione: si stima che il 45% della forza lavoro è disoccupata, con tassi di disoccupazione per i giovani che superano il 73% e la disoccupazione femminile all'81%. Il mercato del lavoro ogni anno si gonfia in media di 30.000 giovani in cerca di lavoro, ma con poche opportunità a loro disposizione;
• Scarsa qualità della vita: sulla salute e gli standard educativi i cittadini kosovari sono in forte ritardo rispetto ai loro vicini europei. Gli indicatori sanitari in Kosovo sono tra i peggiori dell'Europa. Il tasso di mortalità infantile è di18-49 per 1.000 e sotto i cinque anni la mortalità infantile è di 35-40 per 1.000 nati vivi, rappresentando così il dato più alto in Europa. Anche l'istruzione è molto variabile e selettiva - in particolare per i bambini con qualsiasi forma di disabilità fisica o di apprendimento e l'educazione prescolare è praticamente inesistente al di fuori di Pristina;
• Discriminazione: le minoranze etniche del Kosovo sono quelle che subiscono l'impatto peggiore delle sfide socio-economico del Kosovo. In particolare, le condizioni dei RAE del Kosovo sono abbastanza vicini a quelli che si trovano nei paesi meno sviluppati. Il livello di disoccupazione per la comunità RAE, dove il 75% dei giovani maschi di 15-24 anni sono disoccupati, per esempio, è molto superiore alla media del Kosovo.
Il fatto davvero strano è che dal 2000 in poi la comunità internazionale ha investito più risorse pro-capite in Kosovo che in qualsiasi altra arena di post conflitto. L'Unione europea, principale donatore del Kosovo, ha annunciato che per i prossimi tre anni destinerà per il Kosovo molti più fondi che in qualsiasi altro posto del mondo.
Già la sola l'Unione europea ha erogato quasi un miliardo di euro per il Kosovo tra il 2000 e il 2006 attraverso il programma CARDS (assistenza comunitaria alla ricostruzione, lo sviluppo e la stabilizzazione) e dal 2007 altri 426 milioni di euro attraverso lo strumento di assistenza di preadesione (IPA). Poi giù di lì tutti gli altri milioni di euro del governo americano, delle organizzazioni internazionali e dei vari paesi europei. Una marea di fondi che negli anni sono serviti alla ricostruzione del paese e al rafforzamento delle istituzioni democratiche per armonizzarle con quelle europee. Gli scarsi risultati, però, sono sotto gli occhi di tutti. Il processo di adesione all'UE non è una passeggiata, è un iter estremamente complesso che richiede un rimodellamento vasto dei quadri normativi, il rispetto di standards molto elevati di governance e di cooperazione regionale. Nonostante la massiccia presenza di istituzioni internazionali e di ingenti fondi, la strada verso l'Europa è ancora molto lunga.
L'intero documento in lingua inglese
venerdì 1 aprile 2011
CIO' CHE DEVE ACCADERE ACCADE
Ci sono capitato per puro caso. Non avevo intenzione di visitare Rahovec (Orahovac in lingua serba), ma come spesso accade con i fuori programma, la giornata spesa in questo paesotto del Kosovo centro meridionale è stata emozionante. Da secoli Rahovec è conosciuto come luogo di produzione di vino. Ancora oggi, nonostante i danni causati dalla guerra e le difficoltà economiche, l'uva è ritornata a crescere e le piacevoli distese di vigneti all'entrata del paese sembrano darti il benvenuto. Gran parte della storia di questo paese ruota intorno al vino, alla sua produzione e commercializzazione. La necessità di vendere la bevanda di Bacco ha portato i produttori locali ad aprirsi con l'esterno e a dialogare con i paesi vicini che spesso parlavano lingue diverse. E' avvenuto così che, anno dopo anno, la gente del luogo ha imparato nuove parole. Oggi a distanza di secoli la comunità di Rahovec parla una lingua del tutto particolare, composta da frasi albanesi, serbe, turche e bosniache. Un dialetto che nessuno all'infuori di loro riesce a comprendere.
Rahovec è un grande produttore di vino è, al tempo stesso, un paese musulmano. Nel cuore del paese, ad una decina di metri l'una dall'altra si trovano due moschee e le uniche due teqe (il luogo di preghiera e di incontro dei dervish). Numerosa è la comunità (circa il 40% della popolazione) che appartiene all'ordine mistico dei Rifai e degli Halveti. Questa è un'altra particolarità che contraddistingue oggi Rahovec. Visito entrambe le teqe ed in una di queste incontro un ragazzo dervish che per mia fortuna parla molto bene l'italiano. Inutile descrivervi l'ospitalità che ricevo. Al caldo della teqe e in compagnia di un buon caffè turco è proprio lui a tradurre e a raccontarmi un po' di cose. Il tempo passa in fretta e dopo un'ora mi congedo.
Incomincio a girare senza meta per le stradine ed a riflettere sul concetto della pazienza, del tempo e dell'attesa. I pensieri mi seguono fin dentro un quebabtore (una tipica rosticceria locale) e continuano a farmi compagnia anche mentre mi ristoro con un po' di carne alla griglia e due bicchieri di vino. Lascio Rahovec col sorriso, convinto che "ciò che deve accadere accade!"
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