Amnesty International ha da pochi giorni pubblicato il Rapporto annuale 2011. Il dossier documenta la situazione dei diritti umani in 157 paesi e territori nel 2010. Descrive un mondo in cui le persone sfidano l'oppressione, nonostante le molte misure repressive impiegate contro di loro. Di seguito la scheda sul Kosovo.
KOSSOVO
A settembre, il presidente Sejdiu si è dimesso dopo che la Corte costituzionale aveva rilevato l’incompatibilità del suo ruolo di capo della Lega democratica del Kossovo (Lidhja Demokratike e Kosovës – Ldk) con una carica pubblica. A ottobre, il governo è caduto in seguito al voto di sfiducia dell’assemblea. A dicembre, il Partito democratico del Kossovo ha vinto le elezioni parlamentari, tra le accuse di brogli, con una maggioranza insufficiente a formare un governo. A novembre, la Commissione europea ha espresso preoccupazione per la corruzione e la criminalità organizzata, la debolezza della magistratura del Kossovo e la mancanza di libertà degli organi di informazione. A dicembre, un rapporto per il Consiglio d’Europa ha denunciato che il primo ministro Hashim Thaçi e altri membri del Kla si erano resi complici del sequestro, delle torture e altri maltrattamenti e dell’uccisione di civili serbi e albanesi, trasferiti in campi di prigionia in Albania nel 1999. In uno dei campi i detenuti sarebbero stati uccisi e i loro corpi usati per il traffico di organi.
SISTEMA GIUDIZIARIO
La Missione di polizia e giustizia in Kossovo guidata dall’Eu (Eulex) ha riferito che il sistema giudiziario interno è rimasto debole e soggetto a ingerenze politiche. Giudici e testimoni sono stati minacciati e raramente si è fatto ricorso ai meccanismi di protezione. L’Eulex ha riavviato un procedimento contro Albin Kurti, leader della Ngo Vetëvendosje! (Autodeterminazione!), che nel 2008 era stato sospeso dalla Missione di amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite in Kossovo (United Nations Interim Administration Mission in Kossovo – Unmik). A giugno, è stato riconosciuto colpevole di aver ostacolato pubblici ufficiali durante una manifestazione il 10 febbraio 2007 e condannato a nove mesi di reclusione, ma subito rilasciato. Altre accuse sono state archiviate.
CRIMINI DI DIRITTO INTERNAZIONALE
A maggio, l’Eulex ha reso noto che solo 60 dei 900 casi di crimini di guerra ereditati dalla gestione dell’Unmik erano oggetto di indagine. Le inchieste sul rapimento di persone non albanesi dopo il giugno 1999 sono state trasferite alla procura speciale locale, poiché secondo l’Eulex non si trattava di crimini di guerra. A gennaio e a luglio sono stati compiuti altri arresti grazie alla testimonianza di Nazim Bllaca, arrestato nel 2009. Egli aveva dichiarato di aver preso parte, tra il 1999 e il 2003, a 17 casi di omicidio e tentato omicidio commissionati dal servizio di intelligence del Kossovo. A maggio, l’ex comandante del Kla Sabit Geçi è stato arrestato perché sospettato di essere coinvolto in crimini di guerra commessi nel 1999, nella regione di Drenica. Secondo gli organi d’informazione, era pre- sumibilmente coinvolto anche nella tortura di albanesi e serbo-kossovari in una struttura di detenzione della città di Kukës, in Albania. Dopo la sua estradizione dalla Norvegia, avvenuta a luglio, a novembre il serbo-kossovaro Vukmir Cvetković è stato giudicato colpevole di crimini di guerra dal tribunale di Peć/Peja e condannato a sette anni di reclusione per aver mandato via civili albanesi dalle loro abitazioni a Klina/ë.
SPARIZIONI FORZATE
Un progetto di legge sulle persone scomparse non ha previsto norme per la riparazione, incluso il risarcimento, ai familiari delle persone scomparse. A fine anno, le persone considerate scomparse erano circa 1822. Ad agosto, la competenza sull’ufficio per le persone scomparse e la medicina legale (Office of Missing Persons and Forensics – Ompf) è stata trasferita dall’Eulex al ministero della Giustizia del Kossovo. A settembre, l’Ompf e la commissione serba sulle persone scomparse hanno visitato le probabili fosse comuni di Rudnica in Serbia e di Belaćevac, in Kossovo. Nel corso del 2010, l’Ompf ha riesumato i corpi di 34 persone, identificando i resti di 57 individui e restituendo 103 salme alle famiglie per la sepoltura. Altri tre corpi erroneamente identificati sono stati correttamente riconosciuti dalla commissione internazionale sulle persone scomparse.
TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI
A giugno, il Comitato europeo per la prevenzione della tortura ha visitato luoghi di detenzione in Kossovo. Nello stesso mese, diversi attivisti di Vetëvendosje! sono stati maltrattati – e alcuni ricoverati in ospedale – durante un’operazione di polizia per arrestare Albin Kurti (v. sopra, Sistema giudiziario). Il Centro per la riabilitazione delle vittime di tortura del Kossovo ha segnalato alcuni miglioramenti nelle condizioni carcerarie, ma ha osservato che i detenuti hanno denunciato che la corruzione del personale del carcere ha spesso condotto a provvedimenti disciplinari iniqui.
EUROPA E ASIA CENTRALE. VIOLENZA INTERETNICA
Violenti incidenti tra serbo-kossovari e albanesi hanno continuato a verificarsi nei comuni settentrionali, a prevalenza serba, spesso alimentati dagli sviluppi politici. A maggio, la polizia del Kossovo ha usato gas lacrimogeni per separare serbi e albanesi, nel corso di una protesta da parte degli albanesi contro la partecipazione dei serbo-kossovari alle elezioni amministrative in Serbia. Il 2 luglio, 1500 serbi hanno protestato contro l’apertura di un ufficio anagrafico a Bosnjačka Mahala, una zona a etnia mista a nord di Mitrovica/ë. Un ordigno esplosivo ha ucciso un pediatra bosniaco-musulmano e 11 manifestanti serbi sono rimasti feriti. Il 5 luglio, un serbo-kossovaro membro dell’assemblea del Kossovo è stato ferito alle gambe davanti alla sua casa nella zona nord di Mitrovica/ë. Le tensioni sono aumentate dopo la sentenza della Icj sulla dichiarazione di indipendenza del Kossovo del 2008. A settembre, albanesi della zona nord di Mitrovica/ë hanno chiesto di avere ulteriore protezione da parte della polizia, dopo vari attentati con granate e l’uccisione di Hakif Mehmeti, avvenuta il 7 settembre. Un agente di polizia serbo-kossovaro è stato arrestato tre giorni dopo. Il 12 settembre, dopo la vittoria della Turchia sulla Serbia in una partita di pallacanestro, sono state impiegate truppe della Kossovo Force (Kfor) e polizia dell’Eulex quando gli albanesi della zona sud di Mitrovica/ë si sono scontrati con i serbi sul ponte sul fiume Ibar, che separa la parte serba della città da quella albanese. Due agenti della Kfor, un agente di polizia e cinque civili sono stati feriti. Nello stesso mese, un panettiere di etnia albanese di Zvečan è stato aggredito per tre volte e il suo negozio è stato danneggiato da un ordigno esplosivo.
RICONOSCIMENTO DELLE RESPONSABILITÀ
A marzo, il collegio consultivo per i diritti umani ha dichiarato inammissibile una denuncia sporta dalle famiglie di Mon Balaj e Arben Xheladini, uccisi dalla polizia romena, e da Zenel Zeneli e Mustafë Nerjovaj, che furono gravemente feriti durante una manifestazione il 10 febbraio 2007. La decisione del collegio ha fatto seguito a una direttiva amministrativa dell’Unmik del 2009 che di fatto ha reso inammissibili le istanze di querelanti a cui era stato offerto un indennizzo economico nel quadro di un processo di risarcimento di terze parti, intentato nei confronti delle Nazioni Unite. Per motivi analoghi, il collegio ha dichiarato inammissibile una denuncia di 143 sfollati rom e ashkali, residenti in campi amministrati dall’Unmik nella zona nord di Mitrovicë/a, secondo la quale avevano subito un avvelenamento da piombo e altri problemi di salute a causa della contaminazione dei campi in cui avevano vissuto dal 1999. La loro richiesta di risarcimento in quanto terze parti nei confronti delle Nazioni Unite era pendente dal febbraio 2006. Il collegio ha continuato a prendere in considerazione le denunce contro l’Unmik, per non aver indagato sui rapimenti di serbi avvenuti nel dopoguerra.
DISCRIMINAZIONE
La discriminazione è rimasta dilagante nei confronti delle minoranze non albanesi, delle donne e delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender. Rom, ashkali ed egiziani hanno subito discriminazioni di massa, anche nell’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria e all’occupazione e pochi hanno potuto avvalersi del diritto a un alloggio adeguato. Molti hanno continuato a non avere documenti personali, che avrebbero consentito loro di registrare la cittadinanza e di accedere ai servizi di base. A ottobre, è stato chiuso il campo di Česmin Lug, contaminato da piombo, e alcuni residenti rom, ashkali ed egiziani sono stati trasferiti nel quartiere rom nella zona sud di Mitrovica/ë. A novembre, le Ngo hanno iniziato a somministrare cure mediche per intossicazione da piombo, come stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità.
RIFUGIATI E MIGRANTI
Rom, ashkali ed egiziani sono stati rinviati forzatamente in Kossovo dall’Eu e dalla Svizzera, sebbene una strategia riveduta di rinvio e reinserimento, resa pubblica ad aprile dal ministero dell’Interno, non fosse stata attuata pienamente. Molte delle persone rinviate si sono viste negare i diritti fondamentali e hanno rischiato di subire discriminazioni di massa equivalenti a persecuzione. Le persone senza documenti sono rimaste apolidi a tutti gli effetti. A ottobre, i rom che tentavano di tornare a Suvi do/Suhadol sarebbero stati minacciati dagli albanesi e si sono rifiutati di tornare per motivi di sicurezza. Nel 2010, secondo i dati forniti dall’Unhcr, l’agenzia dell’Nazioni Unite per i rifugiati, 2253 persone appartenenti a comunità minoritarie sono volontariamente rientrati in Kossovo, mentre 48 albanesi kossovari, 77 serbo-kossovari e 386 rom, ashkali ed egiziani, considerati bisognosi di protezione internazionale costante, sono stati rinviati forzatamente dall’Europa Occidentale.
VIOLENZA CONTRO LE DONNE
Gli ordini di protezione per i casi di violenza domestica non sono stati in grado di fornire tutela adeguata o non sono stati emessi. Le violazioni di tali ordini raramente sono state perseguite. L’Ngo Medica Kosovo ha cercato di far modificare la legge sulle vittime civili di guerra, per garantire che le donne stuprate durante la guerra ottenessero lo status di vittime civili e potessero chiedere un risarcimento.
L'intero RAPPORTO 2011 è consultabile sul sito di
AMNESTY INTERNATIONAL