sabato 28 febbraio 2009
KOSOVO. LA STORIA, LA GUERRA, IL FUTURO
giovedì 26 febbraio 2009
I ROM DI OSTERODE E L'UNIONE EUROPEA
Uno dei più grandi scandali in Kosovo, oggi, è quello che riguarda la minoranza rom, di quei 500 esseri umani che sono stati abbandonati dalla comunità internazionale sin dal 1999, in due campi fortemente contaminati dal piombo. Sono i campi di Osterode e Cesmin Lug nel nord del Kosovo. Dovevano essere dimore provvisorie, invece sono diventati veri cimiteri per la comunità rom. Sono stati costruiti nelle vicinanze della miniera di Trepca. Ottanta abitanti, molti dei quali bambini, sono già morti dal 1999, o per avvelenamento da piombo e altri minerali, o per il deterioramento del loro sistema immunitario. "L'evacuazione immediata di questi campi, e tutte le misure urgenti necessarie per garantire nel lungo termine la salute e il benessere delle famiglie in un luogo sicuro, con un adeguato accesso all'istruzione e le opportunità di lavoro, deve essere una priorità per l'UE, soprattutto adesso che il Kosovo è sotto la sua supervisione" afferma l'editoriale di oggi del The Irish Times. L'UE che continua a promuovere l'immagine di se stesso come un faro dei diritti umani non può certo lasciare irrisolto questo vistoso scandalo. Ci si augura che presto serie misure vengano prese per chiudere questa triste storia avvenuta sotto gli occhi attenti della comunità internazionale che disponeva di un portafoglio pieno di banconote e di speranze, barattate, con molta facilità, per l'ottenimento di un misero consenso politico.
leggi anche IL PIOMBO DI MITROVICA
mercoledì 25 febbraio 2009
IL PERSONAGGIO: MIKEL GJOKAJ
Il maestro Gjonkaj è un pittore di grande spessore artistico, molto conosciuto ed apprezzato negli ambienti capitolini e all'estero. Ha esposto in molte gallerie d'arte, da Taiwan a Parigi, da Tokio al Lussemburgo, passando per Cuba e Lubliana. Durante una mostra collettiva organizzata dalla Casa D'Arte Ulisse a Roma, mi sono avvicinato per la prima volta alle tele dell'artista. Dalla sua biografia, le sue origini, la sua carriera si evince oltre all'indiscusso spessore artistico anche un'interessante storia personale del pittore. Solo avendo ben chiara la situazione odierna del Kosovo e le difficili relazioni tra Belgrado e Pristina, si può capire come Mikel Gjonkaj possa risultare un uomo di altri tempi, di un'altra epoca ormai scomparsa. Nasce l'11 novembre 1946 a Krusha e Madhe, un piccolo villaggio del Kosovo, tra i più colpiti dall'esercito serbo nel 1999; frequenta il liceo classico "Ali Kelmendi" nella città di Peja/Pec nel 1962-1967; frequenta la scuola superiore di Belle Arti di Pristina, negli anni accademici 1968-1970; frequenta la Facoltà di Belle Arti, sezione di pittura e incisione presso l'Università di Belgrado negli anni 1970-1974; in quello stesso anno consegue la qualifica accademica superiore e si laurea in Pittura. In ottobre 1975 giunge a Roma dove vive e lavora come cittadino italiano a tutti gli effetti. Da molti decenni lontano dalle dinamiche politiche e sociali del Kosovo, Gjonkaj, nelle sue opere, pare nutrire una forte nostalgia per la sua terra d'origine. I suoi quadri raffigurano infatti paesaggi evocativi e sentimentali. La sua pittura è fatta di "dolci esplosioni che fanno fiorire la tela, come se i suoi paesaggi fossero campi arati e coltivati con miscugli di semi senza nome" come ha affermato Marco Tonelli su Caratteri. Spero di poterlo incontrare personalmente e poter conoscere la stretta relazione tra il suo passato e il suo agire quotidiano, poter udire la foscoliana "voce del fanciullino" che c'è in lui, ovvero l'influenza che il suo essere albanese ha avuto negli anni di formazione a Belgrado negli anni di Tito e quanto sia pesata nel suo "essere artista" la tragedia che ha colpito il suo villaggio di origine, dove nel 1999 vennero uccise 453 persone. Prima di scoprire tutto questo, vorrei riportare stralci di un articolo comparso sul Trimestrale di Arte e Cultura "Terzo Occhio" per mano di Alessandro Masi, che evidenzia molto bene la forza artistica di Mikel Gjonkaj.
[Chi arriva in primavera nel Kosovo, ombelico dei Balcani, riconosce subito la luce che si accende in quel cielo. E' una luce rosa che con il passare delle ore si fa sempre più rossa e violenta, fino a diventare blu cobalto, viola, violetto scuro. Qui ha inizio l'Oriente. Solo chi ha visitato questi luoghi può comprendere la vera essenza delle opere di Mikel Gjokaj, i suoi colori, le zolle coltivate della sua pittura, quei manti luminosi posti a guardia dell'orizzonte del mondo. tra queste montagne, a 18 chilometri da Peja è nato Mikel Gjokaj. Il suo spirito indomito e avventuroso è rimasto anche nei tratti del suo volto barbuto e in quegli occhietti neri, irrequieti, mobili come quelli di un furetto. Come il dio Pan, Gjonkaj vive immerso nei boschi e sempre lì, dipinge giocoso, disegna ed incide sul rame e poi stampa nei propri torchi incisioni multicolori. Nella clausura di uno studio appena restaurato, un cascinale che un tempo fu dei contadini della campagna romana, l'artista Kosovaro trascorre felice le sue giornate come se vivesse fuori dal mondo, trascinato in una dimensione metafisica, sicuramente priva delle lancette dell'orologio della modernità. Le sue profonde radici balcaniche gli sono servite per non prendere mai le cose troppo sul serio, non etichettare il mondo, non dare molta importanza alle apparenze, alle forme visibili quanto piuttosto invisibili, ossia per cantare solo a quelle luci della sera che in ogni tramonto cambiano di suono. i suoi dipinti sono lenti come le lunghe cantilene suonate al ritmo delle litanie dei contadini moabiti, oppure racconti immaginifici di incredibili maghi o più semplicemente favole narrate intorno al fuoco. Qui tuttavia non c'è più l'Europa. L'Europa è scomparsa. In questa terra della pittura sono rimasti solo i dannati dell'Inferno di Dante e i disperati angeli di Bisanzio, quelle creature immobili, figure eteree, forme fragili, sagome ferme e sazie di luce, con le quali nulla si può e alle quali nulla è più concesso di dire. la luce di queste tele è la luce dell'esilio degli uomini dall'Eden, di una terra discostata con orgoglio e invocata con il più disperato canto d'amore].
Si ringrazia per la preziosa collaborazione e grande disponibilità la Casa d'Arte Ulisse di Roma
Info e contatti:
Via dei Due Macelli 79/82
00187 Roma - Italia
tel : +39 06 69380596
www.casadarteulisse.com
venerdì 20 febbraio 2009
IL KOSOVO IN UNA TABELLA. ANZI IN DUE
Recentemente il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e l'Ufficio di Statistica del Kosovo hanno reso pubblici le cifre dei principali indicatori economici del Kosovo. Ad un anno dall'Indipendenza appare chiaro come molti problemi permangono e mettono in evidenza un elemento, ovvero come il passivo tra importazioni ed esportazioni sia reso possibile solo dal massiccio supporto internazionale.E' ancora presto, dopo soltanto un anno, aspettarsi di più, a maggior ragione perchè, pur avendo chiesto di essere accettato, il Kosovo non usufruisce ancora delle ingenti risorse finanziarie che il F.M.I.e la W.B. destinano ai paesi in transizione.
| 2005 | 2006 | 2007 | 2008 |
INFLAZIONE (%) | -4 | 1.5 | 4.2 | 9.3 |
PIL (bln euro) | 3.05 | 3.18 | 3.42 | 3.82 |
Crescita PIL (%) | 3.9 | 4.0 | 4.1 | 5.2 |
| 2005 | 2006 | 2007 | 2008 |
IMPORT (bln euro) | 1.2 | 1.3 | 1.57 | 1.9 |
EXPORT (bln euro) | 0.06 | 0.1 | 0.16 | 0.19 |
mercoledì 18 febbraio 2009
FESTEGGIAMENTI A PRISTINA
In serata, musica e fuochi d'artificio!
e quanti fuochi...
SPECIALE PASSAGGIO A SUD EST
martedì 17 febbraio 2009
ANNIVERSARIO DELL'INDIPENDENZA DEL KOSOVO: BASSANO FESTEGGIA
articolo pubblicato su il Reporter e Peacelink
lunedì 16 febbraio 2009
IL PRIMO ANNIVERSARIO DELL'INDIPENDENZA DEL KOSOVO
Chi credeva che l'indipendenza avrebbe innescato nuove esplosioni di violenza e di pulizia etnica, un'ondata incontrollata di emigrazione, l'emergere del nazionalismo serbo e forse anche una riesplosione delle guerre nei Balcani, dovrà ricredersi. Oggi il Kosovo è in gran parte uno stato pacifico, anche se povero e con alcuni problemi, in parte ingigantiti e creati dalle potenze mondiali coinvolte, in parte legati alle falle delle sue frontiere, che permettono a serbi ed albanesi di fare affari, forti dell'appoggio politico locale e dell'inefficace lavoro delle forze internazionali preposte al controllo. Anche se la Serbia si rifiuta di accettare l'indipendenza del Kosovo, bisogna constatare che oggi il governo di Belgrado è il più filo-europeo della sua storia. E' su questo che bisogna fare leva per superare la posizione precaria del Kosovo. Sarebbe un grande segnale se i cinque paesi che non hanno ancora riconosciuto l'indipendenza -Spagna, Grecia, Romania, Slovacchia e Cipro- cambiassero posizione al riguardo. L'occasione rafforzerebbe e compatterebbe l'Europa, pronta poi a stilare programmi economici ancora più efficaci per la Serbia e la sua integrazione in Europa. I dubbi espressi da questi paesi sono comprensibili, trovandosi anche loro con problemi affini da risolvere. Sanno comunque, come afferma una recente risoluzione del Parlamento europeo, che un giorno dovranno riconoscere il Kosovo. Più che rinviare la decisione, più che contribuire a promuovere l'impressione di una Europa divisa che nuoce al Kosovo, al resto dei Balcani occidentali e alla stessa Europa, i cinque stati dovrebbero agire velocemente, certi che i timori di nuove dichiarazioni unilaterali di indipendenza da parte di alcune loro regioni sono frutto della fantasia.
articolo pubblicato su il Reporter
domenica 1 febbraio 2009
IL KOSOVO E LA SUA AGRICOLTURA (seconda parte)
Di seguito viene riportato una parte dello studio che ho realizzato per conto della Provincia di Gorizia in Kosovo nel mese di marzo-luglio 2008.
Consumo di latte | 170 litri/persona/anno |
Domanda del mercato | 339. 500 tonnellate |
Totale della produzione locale | 257.500 ton/anno che corrispondono al 76% del totale della domanda interna di latte |
Totale della trasformazione di latte locale | 34.000 tonnellate, ovvero il 10% della domanda del mercato |
Importazione | 24% del consumo totale (formaggi e latte UHT dall’Ungheria, Bulgaria, Slovenia e Turchia) |
Numero di Caseifici | 19 unità |
Principali prodotti | Latte, yogurt, Kos, formaggio fresco e Kashkaval |
La qualità del latte allo stato grezzo differisce notevolmente a causa di:
- mancanza di contenitori refrigeranti
- distanza tra gli allevatori (la raccolta è difficile da organizzare)
- poca trasparenza degli allevatori (allungano il latte con l’acqua).
Tuttavia, considerato che tutte le industrie del settore dipendono da materiale allo stato grezzo, queste sono costrette a comprare qualunque latte sia disponibile sul mercato. In Kosovo il prezzo del latte all’origine per i caseifici è effettivamente più basso rispetto ai principali paesi esportatori di latte –Ungheria e Slovenia. Ma, una volta che i costi di raccolta sono aggiunti, l’Ungheria ha già un piccolo margine di vantaggio competitivo. Ed inoltre, eccetto per il latte UHT, i costi di trasformazione sono per il 30% più bassi nei paesi concorrenti rispetto al Kosovo. Un altro argomento problematico è la difficoltà di esportare prodotti lattiero caseari locali a causa della competizione con gli stessi prodotti regionali o EU e considerata l’attuale politica fiscale governativa non favorevole.
La popolazione del Kosovo attualmente consuma 280.000 tonnellate di latte/prodotti lattieri. La domanda del mercato è coperta per il 33% delle importazioni. Le industrie di trasformazione coprono circa il 7% della domanda del mercato. Questa percentuale è aumentata negli ultimi 2 anni come risultato della migliorata qualità dei prodotti lattiero-caseari locali e di una migliore produzione. Le vendite dirette stanno diminuendo se comparate agli anni precedenti e coprono oggi approssimativamente il 20% del consumo totale. L’urbanizzazione e il cambiamento delle generazioni hanno causato una diminuzione dell’autoconsumo. Da questi dati si può concludere che l’industria di trasformazione lattiero-casearia in crescita stia assorbendo porzioni dal mercato di vendita diretta piuttosto che dalle importazioni. Sebbene le naturali condizioni del Kosovo siano favorevoli alla zootecnia e alla produzione di latte e negli ultimi anni ci siano stati significativi miglioramenti nella capacità di trasformazione del latte da parte dei caseifici locali, questi ultimi necessitano di diversi elementi tuttora mancanti, tra cui latte di migliore qualità, per poter competere con le importazioni.
Attualmente in Kosovo ci sono più di 500 fattorie con più di tre mucche che producono tra i 110.000 e i 120.000 litri al giorno [fonte KAMP]
La raccolta del latte è un fattore importante per la qualità e la sicurezza alimentare nel settore lattiero-caseario in generale. Attualmente in Kosovo ci sono dai 25 ai 30 centri di raccolta latte attivi (dotati di sistemi refrigeranti), alcuni dei quali all’interno dei caseifici, che raccolgono latte dagli allevatori piccoli e medi. Presso questi centri vengono effettuati test di acidità (per la freschezza) e contenuti di grassi (paramento fondamentale per determinare il prezzo del latte). Va notato che la qualità e la quantità delle analisi effettuate sono molto approssimative.
L’infrastruttura esistente nella filiera necessita di notevoli interventi per poter migliorare la qualità media del latte allo stato grezzo che è ancora molto bassa. I problemi principali sono:
- cattiva gestione a livello aziendale
- carenza di personale qualificato a tutti i livelli del settore
- scarsa qualità del bestiame e delle loro condizioni nelle aziende
- macchinari e attrezzature datati e scarsamente e/o mal funzionanti
- scarsa igiene generale della fattoria e non stabile, povera e inappropriata pulizia dell’equipaggiamento e dei contenitori per l’immagazzinaggio del latte
- frequenti black-outs elettrici
- insufficiente refrigerazione e trasporto.
leggi la prima parte