sabato 15 maggio 2010

IL CASO "LLAPI GROUP" E LA NUOVA STAGIONE EULEX


Nell'ottobre del 2009 la Corte distrettuale di Pristina, composta da un giudice del Kosovo e due di EULEX, ha emesso un verdetto relativo al caso "LLAPI GROUP". Tale gruppo, costituito da uomini appartenenti all'UCK (esercito di liberazione del Kosovo), durante la fase più acuta del conflitto 1998-1999 ha compiuto violenze e uccisioni nei confronti di tutti coloro che riteneva "traditori", "collaborazionisti dei serbi" o potenziali nemici per il controllo futuro dell'ex provincia serba. Latif Gashi, Nazif Mehmeti e Rrustem Mustafa, posti ai vertici della struttura, sono stati giudicati colpevoli di crimini di guerra per il trattamento disumano inflitto ai prigionieri civili, per la violenza e la tortura perpetrata ai danni dei detenuti civili. Un quarto uomo Naim Kadriu, anch'esso ritenuto colpevole nel processo del 2003, nel frattempo è deceduto.
- Latif Gashi condannato a 6 anni di carcere 
- Nazif Mehmeti condannato a 3 anni di carcere. 
- Rrustem Mustafa condannato a 4 anni di carcere.
I tre non sono persone qualunque. Gashi appartiene alla National Intelligence Service, un'organizzazione ombra formata nel 1999 dal governo provvisorio del Kosovo, Mehmeti è un membro del Servizio di polizia del Kosovo e Mustafa, conosciuto come Remi, era un alto comandante dell'UCK ed ora siede in Parlamento nelle fila del Partito Democratico del Kosovo, PDK, e ricopre anche la carica di presidente della commissione per gli affari interni e la sicurezza nazionale.
COS'E' SUCCESSO? 
Da ottobre 1998 fino ad aprile 1999, Latif Gashi, Nazif Mehmeti e Rrustem Mustafa, agendo di concerto con altri individui non identificati, hanno ordinato e compiuto violenza nei confronti di civili albanesi detenuti nel centro di detenzione situato a Llapashtica/Lapaštica, lasciandoli in condizioni disumane, privandoli di servizi igienici adeguati, senza cibo, acqua e le necessarie cure mediche. Il trio ha applicato misure di intimidazione e di terrore, ordinato e partecipato a pestaggi e torture nel tentativo di costringere i detenuti a confessare atti di slealtà verso l'UCK. Questo tragico caso iniziò con la raccolta di dati e testimonianze nel 2001/02. Nel 2003 iniziò il primo processo e furono emesse le sentenze di condanna.Nel 2005, però, la Corte Suprema del Kosovo chiese un nuovo processo. Si è giunti così alla data del 7 luglio 2009: il nuovo processo venne riavviato e la Corte distrettuale di Pristina condannò i tre criminali. Ma subito dopo cos'è successo? L'arresto di questi loschi figuri albanesi ha provocato un'ondata di proteste contro la comunità internazionale. L'associazione dei veterani dell'UCK, quella degli invalidi di guerra dell'UCK e delle famiglie dei martiri, hanno portato in piazza 5.000 manifestanti albanesi per chiedere a gran voce la liberazione del trio. I manifestanti hanno attaccato la polizia internazionale e minacciato le guardie locali dell'OSCE. La nuova missione EULEX non si è lasciata intimidire da questi eventi e pare decisa ad aprire un nuovo capitolo e accantonare la strategia sino ad ora usata da Unmik, fatta di immobilismo verso i criminali anche di fronte a prove certe. Questo nuovo messaggio di Eulex è arrivato a molti, anche ad Hashim Thaci. Il Primo Ministro e uomo vicino agli accusati, non si è scomposto e ha fatto sapere di essere fiducioso per l'assoluzione degli imputati dalle accuse. Come devono essere intese le parole di Thaci? Avra lanciato qualche segnale ai suoi? E' presto per capire se questa presunta nuova stagione di Eulex sia qualcosa di più sostanzioso di un semplice fuoco di paglia. Non ci resta che attendere.
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lunedì 10 maggio 2010

MAFIA LIKES FOG, LIKE WOLVES

 Intervista del TG2 a Giuseppe Ciulla e Vittorio Romano, autori del libro "Lupi nella nebbia"

venerdì 7 maggio 2010

LUPI NELLA NEBBIA



 Incuriosito dalla quarta di copertina per la descrizione del Kosovo come "uno degli snodi più importanti per il traffico di armi, droga, organi ed esseri umani verso l'Occidente", mi sono diretto in libreria con l'intento di leggere "I LUPI NELLA NEBBIA". Superate le iniziali diffidenze, ora posso dirlo. Si tratta di un gran bel saggio, un libro d'inchiesta come pochi. In un linguaggio diretto i due autori fanno parlare testimoni e diretti interessati. Ma sono i "confidential documents" di UNMIK i preziosi protagonisti. Le testimonianze dei giovani albanesi, dei funzionari internazionali, di poliziotti locali e cittadini serbi, presentano al lettore un quadro recente molto realistico e veritiero. Per un po' anch'io, leggendo alcune parti del testo, ho ripercorso a piedi le viuzze di Pristina, immaginandomi di essere seduto in questo ristorante o quella caffetteria del centro circondato da internazionali di ogni grado, tanto chiara è la descrizione delle scene. Leggengo il libro il lettore potrà capire cosa sia successo negli anni della guerra con l'uccisione di molti civili albanesi e i drammi familiari. Con altrettanto equilibrio e forza descrittiva vengono presentate le violenze subite successivamente dai serbi e le condizioni in cui vivono all'interno delle enclaves. Non sfuggono nemmeno le violenze perpetrate, anche dopo la guerra, dai militanti dell'UCK verso i serbi e i presunti collaborazionisti albanesi, le forniture di sangue ad alcune cliniche private che operavano a Pristina o le operazioni clandestine di organi praticate alla Medicus. In mezzo ci sono loro, i funzionari Unmik di ogni grado e nazionalità che in dieci anni di controllo e supervisione sono venuti a conoscenza di tanti fatti - altrettanto documentati e protocollati -  ma che per le più svariate ragioni hanno preferito non alzare il polverone, consci delle ripercussioni e delle violenze che ne sarebbero potute scaturire se si fosse indagato sui nomi dei veri manovratori, Ramush Haradinaj e l'attuale Primo Ministro Hashim Thaci. Il libro, la cui vera forza sta nelle tante foto che riproducono i documenti riservati di Unmik, smaschera e mette a nudo le responsabilità degli internazionali. Dovremo confidare nella determinazione e nel lavoro dei nuovi prosecutors di Eulex. Intanto vi lascio scoprire il resto di questo splendido libro. Libro che, sono certo, non lascerà indifferenti.

IL LIBRO

“Mafia likes fog, like wolves”. La mafia vuole la nebbia, come i lupi. Le parole di un poliziotto kosovaro sono la sintesi di un Paese in cui dieci anni di amministrazione ONU non hanno portato benessere e giustizia, ma miseria e criminalità. In cui, in nome della stabilità dei Balcani, si è legittimata una classe dirigente legata a doppio filo con la mafia, Attraverso una scrupolosa inchiesta giornalistica Giuseppe Ciulla e Vittorio Romano tracciano un bilancio a tinte fosche della gestione internazionale: l'insabbiamento dei processi per crimini di guerra, le investigazioni sulle più alte personalità politiche del Paese (tutti o quasi ex comandanti UCK) misteriosamente sparite nel passaggio di consegne dalle Nazioni Unite all'Unione Europea; i rapporti degli osservatori OCSE rimasti lettera morta che denunciano l'inerzia dell’ONU; le responsabilità degli USA. Il Kosovo è grande quanto l'Abruzzo e con 14mila soldati NATO dovrebbe essere uno dei posti più sicuri del mondo. Perché allora nel nord di Mitrovica si spara ancora? Per i magistrati il Kosovo è uno degli snodi più importanti per il traffico di armi, droga, organi ed esseri umani verso l'Occidente. Come mai quindi alle frontiere nessuno controlla i carichi dei camion? Nel cuore dei Balcani che marciano verso l'Europa il Kosovo è uno stato delle mafie, auto proclamatosi indipendente, che ci riporta a una nuova guerra fredda, Con abilità narrativa gli autori intrecciano il racconto dei volti e degli avvenimenti incontrati durante la loro inchiesta al più vasto scenario della scacchiera balcanica e delle missioni internazionali di cui il Kosovo rappresenta un tragico modello. 

Consiglio anche la lettura dell'articolo "Lo scandalo Kosovo" su L'Espresso


Lupi nella nebbia
di Giuseppe Ciulla e Vittorio Romano
Listino € 14,00
Editore Jaca Book
Pagine 160
Lingua Italiano
EAN 9788816409620


domenica 2 maggio 2010

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Rrezeart Galica è un giovane artista e fa parte di quel 62% della popolazione sotto i 30 anni  di cui è composto il Kosovo, il paese con la più giovane popolazione d'Europa. I trentenni di oggi sono quelli che hanno visto con gli occhi  innocenti -quelli di un bambino- il dramma della guerra, la fuga ed i cadaveri dei loro cari. Una generazione, quella nata negli anni 80, cresciuta a pane ed "imposizione". Prima con i serbi e poi con la missione internazionale della Nazioni Unite, diversamente conosciuta col nome di UNMIK. Come avviane anche dalle nostre parti i detentori del potere o i presunti tali sono bersaglio di critiche e slogan. Su di loro, qui in Kosovo, si potrebbe pubblicare un book fotografico.
"TUNG" (arrivederci, ciao, in lingua albanese) è l'opera realizzata da Galica. Personalmente credo che esprime molto bene quel senso di "occupazione" tanto sentito tra la gente locale.


Guarda le altre opere di Rrezeart Galica


P.S. Sento il dovere di precisare, specie dopo gli ultimi articoli pubblicati, che il mio giudizio sulla missione internazionale di Unmik prima ed Eulex poi era e rimane positivo....Certamente, col senno di poi, si sarebbe  potuto fare di meglio.


KOSOVO: LA VOCE DEL CONIGLIO