giovedì 31 dicembre 2009

KOSOVO NEWS 02

Oliver Ivanovic on Kosovo-Metohija (Danas)
“The coming year will be a difficult one. There will be economic problems; but I hope that privatization will be completed, that we will pass laws necessary for continuing with European integration and receiving candidacy. I also expect a positive decision of the ICJ on Kosovo-Metohija, and that we will commence talks with the Albanians,” the State Secretary to the Ministry for Kosovo-Metohija, Oliver Ivanovic, told Danas.

Nikolic on Kosovo and the EU (Kurir)
When asked about Kosovo-Metohija, the leader of the Serbian Progressive Party (SNS) Tomislav Nikolic said: “Kosovo-Metohija is a big wound of the Serbian people. As if all of our wanderings and misfortunes gathered here. We thought it was ours finally, and that there will be no more migrations. Centuries before, Kosovo was a strange place where we showed a lot of courage, but also a lot of inexperience. If there is wisdom within us, they will call us one day to talk again, since that state cannot function. There are no more stories on Kosovo and NATO coming from the EU, but on integration. They have one of my projects according to which Serbia with Kosovo-Metohija should become an EU member, and then for the EU to develop the Kosovo region absolutely independently from Serbia. They will have essential autonomy, a president, parliament, army, police, judiciary, healthcare, everything. They will never have a state, because, as long as Russia and China are in the Security Council, this will not happen.”

Djukanovic: Kosovo independence cannot be annulled (Blic)
Montenegrin Premier Milo Djukanovic has said that Kosovo’s independence cannot be revised. He said that “time was only wasted on the attempts to annul Kosovo’s independence and that it would be more rational, no matter how painful, to draw the line and turn towards the European future.”

mercoledì 30 dicembre 2009

KOSOVO NEWS 01

Nel corso del 2010 questo blog accoglierà, accanto alle mie saltuarie riflessioni, le principali news in lingua inglese contenute nella carta stampata kosovara e serba. Lo scopo è quello di avere una visione più aggiornata di fatti ed eventi quotidiani che ci accompagneranno per l'anno a venire. Bene, iniziamo allora..

2010 budget approved (dailies)
Dailies report that Kosovo deputies gathered at the Assembly on Tuesday, for the last time this year, and approved the Republic of Kosovo draft budget of €1.461 billion for 2010. 66 deputies supported the draft budget, four were against and one abstained; while as previously announced, the three major opposition parties did not participate in the session, because of what they considered weaknesses in budget allocations for 2010.

Serbia should recognize Kosovo to become an EU member (Zëri)
Zëri reports that German deputy Klaus Peter Willsch from the Democratic Christian Union announced that in order to become a European Union member, Serbia should recognize Kosovo. “There is a difficult road ahead for Serbia, because the war in Balkans, which was started by Milosevic, ended very recently. The European Union is ready to normalize relations, but the Kosovo issue is a test for Serbia. I do not see any other way,” said Willsch.

New elections?! (Lajm)
Lajm reports that the ‘refreshment’ of the Thaçi government, which is expected to take place in the first part of 2010, will make it difficult to quell the ambitions of the LDK and other parties in securing early parliamentary elections, which could change the future composition of government coalition. With these upcoming changes, Prime Minister Hashim will attempt to avoid early elections taking place in the coming year. Assembly President Jakup Krasniqi said that he supported early elections if they are in the interest of the state and its democracy. On the other hand, AKR leader Behgjet Pacolli has said that a small country like Kosovo normally does not need to hold early elections, and that that this government cannot push anymore because of relations created inside the governing coalition. In such conditions, Pacolli noted that he supports the creation of a technical government. According to AAK leader Ramush Haradinaj, the crises can end with early elections.

People who marked 2009 (Koha Ditore)
Among the personalities that made an impact on 2009, Koha Ditore also includes head of UNMIK Lamberto Zannier. The paper writes that Zannier in no way managed to win over the sympathies of the people of Kosovo in 2009, and while he maintained contacts with Kosovo leadership to brief them on the reconfiguration of the mission during the first half of the year, his presence was almost completely ignored in the second half of the year. In spite this, the daily notes that Zannier has managed to preserve the composure of a diplomat, and a few months ago was asked by Kosovo representatives to take into account their views during the drafting of the report on Kosovo to the UN Security Council.

giovedì 24 dicembre 2009

POSTCARDS FROM MITROVICA

Da Mitrovica, la città più problematica del Kosovo, una sequenza fotografica di Alessandro Grassani. Immagini sospese nel tempo, che sembrano non avere età, ma racchiudono, proprio per questo, l'essenza più profonda della città.

Il fotografo Alessandro Grassani, nato a Pavia nel 1977, si diploma in fotografia all'Istituto Riccardo Bauer di Milano (ex Umanitaria). Inizia lavorando come fotografo nel settore pubblicitario, ma presto la sua attenzione si sposta verso importanti temi internazionali di attualità che negli anni lo portano in giro per il mondo alla ricerca di "storie" da raccontare. Da poco rientrato dal Kosovo ci mostra uno squarcio suggestivo di Mitrovica. (i commenti sono del sottoscritto)


Nella parte sud di Mitrovica, nella piazzetta centrale a ridosso della moschea, la quotidianità è cadenzata da eventi sempre uguali e grigi (gente al mercato a vendere o comprare latte e verdura fresca, tassisti che aspettano al freddo i loro clienti), se non fosse che,


un gruppo di militari della Kfor, nello svolgere operazioni di perlustrazione, stravolge questa monotonia. La gente sembra non prestare caso alla "parata" che pare riportarci a luoghi più tristemente noti.
Sul ponte simbolo di Mitrovica, lo spartiacque tra il nord e il sud, i controlli della locale forza di polizia sono a loro volta monitorati dai supervisors internazionali.



A nord della città, nella parte abitata dai serbi, è in corso una manifestazione politica.


Qui volti, bandiere e aspettative sono diversi, molto diversi rispetto all'altra metà di Mitrovica.


Guarda il sito di Alessandro Grassani

martedì 22 dicembre 2009

LA SERBIA SULLA STRADA DELL'EUROPA

Lo scorso fine settimana - 19 dicembre - la Serbia, insieme alla Macedonia e al Montenegro, ha ricevuto un gradito e atteso regalo dall’Europa: l’inserimento nella “lista bianca” di Schengen, ossia il diritto per i suoi cittadini di entrare liberamente in tutti i 27 stati dell’Unione Europea senza bisogno di un visto d'ingresso. Per la prima volta nei quasi vent’anni che hanno fatto seguito al crollo della Jugoslavia e alle molte tragedie delle sue guerre intestine, i cittadini di questi tre paesi dei Balcani possono sentirsi meno diversi dai loro vicini di casa, semplicemente perchè possono visitarli quando lo ritengono opportuno senza chiedere il permesso. Si tratta d’altronde di un aspetto particolarmente significativo, poiché simbolo di progresso ed al tempo stesso di ritorno ad un passato glorioso: i cittadini jugoslavi potevano infatti viaggiare liberamente in Europa. Non è ancora il diritto di trasferirsi a vivere e lavorare nei paesi della Ue, perchè la permanenza non può superare i 90 giorni ed è limitata a motivi turistici, di affari o comunque privati, ma è un chiaro passo in quella direzione. Per l'Unione Europea si tratta di una tappa molto importante nel processo di avvicinamento dei Balcani occidentali, anche se per il momento restano fuori la Bosnia Erzegovina e l'Albania, che non hanno fornito garanzie necessarie per iniziare il percorso verso l'abolizione dei visti. Il nuovo regime senza visti si applica a tutti coloro che possiedono un passaporto biometrico. Per tutti gli altri, anche per i serbi residenti in Kosovo con passaporto serbo, ci sarà ancora bisogno del visto. Su questo punto bisognerebbe soffermarsi. Questa importante tappa verso l'integrazione europea da parte della Serbia era, è, e sarà, contrassegnata da un aspetto un po' meno roseo e cioè dal fatto che la Serbia potrà guardare avanti in direzione dell'Europa solo rinunciando alla sua ex provincia del Kosovo. Come dimostra questo accordo i serbi di Serbia e quelli del Kosovo sono considerati come due entità diverse e distinte, e con diversi approcci e differenti orologi entreranno a far parte dell'Europa. L'accordo si deve vederlo anche sotto quest'ottica. Per ora, comunque, festeggiamo insieme ai tanti giovani della Serbia questo importante momento, se non altro perchè sin da ora potranno viaggiare liberi e rendersi conto che dopotutto questa Europa, che per tanti anni è stata malvista, è molto più vicina di quanto si pensi. Saranno loro, nel futuro prossimo, a condurre le sorti della Serbia. Ai giovani serbi spetterà questa ardua sfida. Ora lasciamoli respirare aria nuova, fresca ed europea. Buon viaggio!

giovedì 17 dicembre 2009

IL KOSOVO NEL 2009

Il 2009 sta volgendo al termine. Per il Kosovo è stato un anno relativamente tranquillo, senza grosse agitazioni o scontri tra serbi ed albanesi. Pare che, a distanza di dieci anni, la gente si senta stanca di mostrare sempre i denti e fare la faccia cattiva. Certamente alcuni nei ancora rimangono. La situazione a nord dell'Ibar, sebbene non contrassegnata da violenze, rimane stabilmente fragile. Non ci sono miglioramenti alcuni e le frontiere a nord con la Serbia sono un colabrodo e, quindi, la via maestra di loschi traffici multietnici. Quest'anno che sta volgendo al termine può essere considerato un anno importante. L'anno in cui si è festeggiato il primo compleanno del Kosovo come stato indipendente. Pure Eulex (la missione dell'Unione Europea) appena qualche giorno addietro ha spento la sua prima candelina, anche se non aveva molto da festeggiare. Il "nuovo figliastro" questa volta non è stato accolto tanto bene da mamma Kosovo. Non ha le stesse doti del fratellino Unmik e, a detta di molti, ha un carattere che non piace tanto. Non aveva nemmeno fatto i dentini che già pretendeva di alzare la voce. Se escludiamo il clamore suscitato all'inizio, quando per mesi non riusciva a dispiegarsi a nord dell'Ibar, quando ha siglato un accordo con le autorità di polizia serbe, oppure quando è stato preso di mira dagli attacchi violenti del movimento Vetevendosje, se escudiamo questi piccoli fatti, Eulex ha avuto, per il resto, vita facile. Vicende tortuose di Eulex a parte, questo 2009 andrebbe ricordato anche per l'entrata del Kosovo nelle istituzioni finanziarie del calibro del Fondo Monetario e della Banca Mondiale. Questo 2009 è stato l'anno in cui nuovi cuginetti più grandi e maturi hanno riconosciuto l'indipendenza del Kosovo (quota 63). Il numero non è ancora soddisfacente, ma altri paesi stanno aspettando il verdetto della Corte Internazionale di Giustizia (parere non vincolante e previsto a metà del 2010) prima di esprimersi in merito al riconoscimento. Sulla scia degli aspetti positivi che hanno contraddistinto il 2009 non possiamo tralasciare le recenti elezioni locali conclusesi da poco. Queste prime elezioni post indipendenza hanno registrato la più alta partecipazione, dal lontano 1999, di elettori albanesi ma anche e soprattutto di cittadini serbi. Voglio pensare che con questa partecipazione si sia aggiunto un significativo tassello alla piena costruzione di un Kosovo multietnico e di tutti. Confidando in un clima pacifico per le prossime due settimane, vi auguro Buone Feste ed un Felice 2010. Quale occasione migliore per condividere con voi questo video, ben fatto, elegante e speranzoso?


articolo pubblicato sul sito di Report on line

giovedì 10 dicembre 2009

LE CENERI E IL SOGNO

Presso la Residenza dell'Ambasciatore della Repubblica di Serbia, Slobodanka Ciric, la scrittrice di origini serbe da molti anni residente in Italia, ha recitato alcune sue poesie sul Kosovo, quell'"osso duro", come lo definisce l'autrice, situato nel cuore dei Balcani e che rappresenta il luogo più sacro per la Serbia.
Poesia di Slobodanka Ciric. Chitarra Nicola Napolitano, voce recitante Slobodanka Ciric, autrice del recente libro, Le ceneri e il sogno, edito da La Città del Sole.

martedì 8 dicembre 2009

"ONE WORD" HUMAN RIGHTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL


Il Festival Internazionale dei Diritti Umani è giunto alla sua 10° edizione. "ONE WORLD" è il titolo della rassegna realizzata dal Consiglio per la Difesa dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà (CDHRF) che si svolgerà dal 15 al 20 dicembre a Pristina. Sei giorni fitti di cortometraggi di giovani registi e dibattitti. "Ognuna delle sei giornate sarà dedicata ad un unico soggetto (minori, violenza sulle donne, diritti umani, minoranze etniche) e dopo ogni proiezione seguirà un dibattito sull'argomento" è quanto ha riferito il responsabile dell'associazione CDHRF, Shkelzen Gashi. Il Consiglio per la difesa dei diritti dell'uomo e delle libertà è la prima O.N.G. no-profit e non-politica in Kosovo, creata il 14 dicembre 1989 con l'obiettivo di difendere e promuovere i diritti umani e le libertà, in linea con standard internazionali. Durante il 1990 il CDHRF ha raccolto informazioni, richieste, foto e altre prove sulla violazione dei diritti umani e delle libertà in Kosovo. Dopo la fine della guerra in Kosovo, il CDHRF è diventato partner operativo dell'UNHCR, ha inoltre cooperato con il Tribunale dell'Aja testimoniando sui crimini di guerra in Kosovo sporgendo diverse denunce.
Il Festival nel corso degli anni è andato sempre più ingrandendosi in quantità e qualità dei registi e dei film prodotti.
Era il lontano 2005 quando, da poco arrivato in Kosovo, ho seguito l'edizione del festival e rimasi colpito dalla profondità di molti cortometraggi di giovani registi provenienti dai Balcani, come "Pretty Diana" del serbo Boris Mitic.


[Nel bel mezzo di un quartiere di Belgrado c'è un enorme e dimenticata chiesa ortodossa, ancora in costruzione. La chiesa si affaccia, su di un campo di persone rom fuggite dalla guerra del Kosovo. Degli strani veicoli entrano ed escono dall'accampamento. Niente a che vedere con la mano di Dio, si tratta di pura magia gitana che mostra un eclatante esempio di attivismo sostenibile. Considerate solitamente come un prestigioso oggetto da collezionisti, le classiche automobili Citroën Diana vengono qui trasformate in futuristiche macchine ecologiche alla Mad Max. Tutto tranne il motore viene rimosso dallo chassis, un improvvisato cassone sul retro, e il resto dipinto con colori splendenti e decorato con buffi gadgets. Così bello che anche i bambini piccoli vogliono guidare.
Uno sguardo intimo osserva quattro famiglie rom da una favela di Belgrado che si guadagnano da vivere vendendo cartoni e bottiglie che raccolgono con le loro risorte Diana. Questi moderni cavalli sono più efficaci dei carrelli, ma cosa più importante sono sinonimo di libertà, speranza e stile per i loro proprietari artigiani. Perfino le batterie della macchina sono usate come generatori di energia per avere luce, guardare la TV e ricaricare i cellulari! Praticamente il sogno di un alchimista Ma la polizia non sempre trova divertenti questi strani veicoli]

Per maggiori informazioni visita il sito www.dribblingpictures.com

sabato 5 dicembre 2009

L'AMORE E GLI STRACCI DEL TEMPO

- UN LIBRO SOTTO L'ALBERO -

“Con l’arrivo di suo figlio aveva capito che noi siamo i nostri padri e le nostre madri che continuano a vivere in noi. Nelle nostre ossa sentiamo il richiamo della loro voce che attraversa la vita, e a volte anche la morte, e ci dice che non possiamo scappare da nessuna parte. Ci dice che tutte le strade sono chiuse dal momento che hai visto tuo figlio in faccia. E che esistono solo due tempi: il tempo della semina e quello della raccolta. E quando hai fatto queste due cose, il ciclo è finito. Allora cercherai con tutte le forze di fare l’unica cosa ancora possibile: trasferire i tuoi ricordi in colui che diventerà la tua memoria. […] Cercherai di trasmettere la tua nostalgia a tuo figlio, capendo che un giorno tu stesso sarai la sua nostalgia.”

Un uomo e una donna divisi dalla guerra. Lui è serbo e lei kosovara, e la guerra è proprio quella del Kosovo, nei Balcani squarciati dai nazionalismi. Lui la cerca per anni tra i profughi dispersi per l'Europa, perché gliel'ha promesso. Lei lo aspetta, seduta in un angolo di mondo, perché aspettarlo è l'unica cosa che sa fare.
Ma a volte la sorte trasforma le persone in "lettere mandate al momento sbagliato".
Una storia vibrante e sincera, di amicizie che durano una vita, di perdite e di speranza, di figli della guerra e dei loro tanti genitori. Un romanzo che tocca corde profonde, temi viscerali, con coraggio e delicatezza. Che non teme di fare i conti con un passato che "quando ti trova, ti guarda con i tuoi stessi occhi". Nella carta geografica degli anni Novanta i Balcani sono in rapido e incontrollabile mutamento, e con loro i sentimenti delle persone che li popolano sotto la spinta di opposti nazionalismi: ma non l'amicizia tra Milos (serbo) e Besor (albanese), né l'amore tra i loro due figli, Ajkuna e Zlatan. La prima volta che Zlatan vede Ajkuna è rapito dal dondolio delle sue trecce che "si allungano quasi a toccare terra". Non sa ancora che quella bambina diventerà così centrale nella sua vita. Crescono insieme a Pristina, nella stessa casa, anche se lui è serbo e lei kosovara di etnia albanese. I loro padri condividono la passione per la medicina e per le poesie di Charles Simic. Le loro madri, Slavica e Donika, litigano su come fare le conserve di peperoni e sui particolari di certe ballate, patrimonio comune dei popoli dei Balcani. Ma il Kosovo, in cui per secoli questi popoli hanno convissuto, alla fine degli anni Novanta sanguina. Ed è l'ennesima ferita al cuore dell'Europa balcanica. Tra i botti di Capodanno e gli spari della guerriglia, Ajkuna e Zlatan si promettono amore eterno "come solo due ragazzi possono promettersi". La storia però li separa: militare di leva lui, profuga lei. Ajkuna si ritrova in Svizzera, dove partorisce Sarah. Zlatan finisce in Italia, dove incontra Ines. Una ragazza minuta, con i capelli lisci che le cadono sulle spalle. Proprio come Ajkuna. In un montaggio alternato, il romanzo segue le vite dei due protagonisti, il loro rincorrersi e sfiorarsi, e forse perdersi. Lungo il cammino, in una babele arruffata di lingue, Zlatan e Ajkuna incroceranno una piccola folla di personaggi intensi, veri, col loro bagaglio di storie al seguito.
Anilda Ibrahimi ci racconta, con la sua leggerezza, con la sua scrittura cruda e poetica, una vicenda struggente, di sentimenti forti, senza essere sentimentale. Ci porta nel Kosovo per farci scoprire un mondo diverso e la sua repentina distruzione. Rintracciando però quel filo che continua a legare vecchio e nuovo, passato e futuro, in un flusso ininterrotto di vita. Al di là dell’ambientazione e delle tragedie vissute dai personaggi del libro, L’amore e gli stracci del tempo è una storia universale che parla a tutti di tutti. Una storia di come a un certo punto della nostra vita dobbiamo per forza fare i conti con quello che siamo diventati, anche se non ci piace poi tanto, anche se avevamo sognato cose diverse. E’ una storia di madri e anche una storia di padri.


Titolo: L'amore e gli stracci del tempo
Genere: Libri Narrativa Italiana
Autore: Anilda Ibrahimi
Editore: Einaudi
Anno: 2009
Collana: I coralli
Informazioni: pg. 280; 18,50
Codice EAN: 9788806199722

giovedì 3 dicembre 2009

A PRIZREN CON I DERVISH: ULTIMA PARTE

UNA STORIA AFFASCINANTE : LE ANTICHE ORIGINI DEI DERVISH


La serata alla teqe di Prizren, a seguire la funzione religiosa dei dervish, non è finita come avrei voluto. Accortisi delle mie riprese hanno iniziato a chiedermi di poter ispezionare la macchina fotografica. Sono riucito a temporeggiare, aspettando di parlare con il leader che era l'unico che conosceva l'inglese. Alla fine, viste le loro insistenze, ho cominciato a dubitare che sarei riuscito a ritornare a casa con i miei video, motivo per il quale, alla prima occasione propizia, mi sono allontanato con nonchalance e indisturbato tra i vicoletti di Prizren. Avrei voluto rivolgere al capo spirituale domande sulla loro origine, i loro culti, la loro antica provenienza. Mi sarebbe piaciuto sapere tante cose su questo suggestivo ordine religioso, motivo per il quale, arrivato a casa, mi sono messo alla ricerca di notizie sui dervish per cercare quelle risposte.

I Dervish rappresentano senza dubbio uno dei fenomeni più rilevanti nella storia della spiritualità islamica o Sufismo. Nell'odierno Kosovo vive un imprecisato numero di fedeli che appartengono a diversi ordini tra loro distinti. Ci sono i Bektashi e altri gruppi come i Kadri, gli Havleti, i Nakshipendi, i Rifai, i Saadi e gli Shazeli. La storia narra che tutto ebbe inizio con i Bektashi, ordine che prende il nome dal suo fondatore Hunqar Haji Bektash Veli (1209-71), nato nell’Iran orientale. Creato come movimento pre-islamico nella lontana Persia, l'ordine derviscio dei Bektashi è interessante per molte ragioni. Oltre alla sua importanza nella cultura turca, rappresenta un superamento delle differenze tra le tradizioni musulmane di sunniti e sciiti. Strettamente connesso con la comunità degli Alevi, quest'ordine contiene elementi di diversa origine, appartenenti alle numerose religioni con cui il popolo turco è stato in contatto: Buddismo, Manicheismo, Ebraismo, Nestorianesimo e il Cristianesimo locale. I Bektashi hanno incorporato nella loro struttura anche la "hurufilîk", una dottrina segreta sul simbolismo dei numeri e delle lettere (paragonabile alla Cabala ebraica). Nel periodo più florido dell'Impero Ottomano divennero i cappellani delle truppe ottomane dei Giannizzeri (Yeniceri o "uomini nuovi"), un corpo militare composto principalmente da giovani convertitisi dal cristianesimo all'islam. L'ordine dei Bektashi divenne così una delle istituzioni più importanti dell'allora Impero Turco, con centri spirituali nella Città del Cairo e nei Balcani, in Anatolia, nel Turkestan e nella città imperiale di Istanbul. Nel 1826, il Sultano turco Muhmud II, accortosi dell'enorme influenza dei Giannizzeri, cominciò a dargli la caccia e ad eliminarne i seguaci con il pretesto che avevano accumulato e abusato del loro potere. Con loro anche i Bektashi, ovviamente, attraversarono un periodo difficile. Quando le riforme degli anni '20 sotto il periodo di Kemal Atatürk imposero il divieto assoluto dell’istituzione degli ordini dervisci, i Bektashi continuarono a riunirsi segretamente nella regione dell’Anatolia. Tuttavia, da questo momento in poi, non avendo più una vita facile in Turchia, cominciarono a spostarsi verso i confini più settentrionali di quello che era l’Impero Ottomano e diventarono una forza significativa tra gli albanesi, che esprimevano, ed esprimono tutt'oggi, una visione dell’Islam liberale e pluralista. L’Albania presto divenne così una sede importante per questo movimento, tant'è che dal 1925 i Bektashi albanesi si staccarono da quelli turchi e Tirana iniziò a rappresentare una sede importante per l'ordine nei Balcani. La conformazione geografica dell’Albania di quel periodo includeva buona parte del Kosovo, ed anche la Macedonia, ragion per cui esiste ancora oggi, concentrato principalmente nella zona di Prizren, ma anche in Gjakova e Rahovec, un nutrito gruppo di questi antichi predicatori.


leggi la prima parte

martedì 1 dicembre 2009

L'INDIPENDENZA DEL KOSOVO E' IN ARMONIA CON IL DIRITTO INTERNAZIONALE?

A partire dal primo dicembre la Corte internazionale di Giustizia esaminerà il dossier sulla legittimità dell’autoproclamazione di indipendenza del Kosovo. Un dibattito che durerà 10 giorni e che vedrà la partecipazione di 30 Stati e 15 giudici. La Corte – interpellata dalla Serbia in via consultiva – esprimerà soltanto un parere non vincolante, ma l’aspettativa cresce intorno alla sua decisione.

“L’indipendenza del Kosovo è in armonia con il diritto internazionale?” È la domanda che la Serbia ha deciso di rivolgere all’Assemblea generale dell’Onu, per chiederne il parere della Corte Internazionale di Giustizia, principale organo giurisdizionale delle Nazioni Unite. Lo scopo dell'iniziativa è, fondamentalmente, quello di sospendere il processo di riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo fino al giorno del pronunciameto da parte della Corte Internazionale e di ostacolare l'entrata del Kosovo nelle istituzioni internazionali. Questo in parte è riuscito soprattutto nei paesi islamici. Durante la Conferenza Islamica a Damasco i vari paesi aderenti hanno approvato una risoluzione sul Kosovo che, diversamente da quanto preannunciato, non ha fatto appello agli Stati dell'organizzazione di riconoscerne l'indipendenza. Se questo ha gelato, per lo meno sino ad ora, il pronunciamento di molti paesi sul caso kosovaro e pur vero che il Kosovo è già membro di due importanti istituzioni economiche mondiali, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.





Questa iniziativa della Serbia è, comunque, stata accolta favorevolmente dall'Assemblea generale, riusciendo a superare la soglia minima di 96 voti più uno dei 192 stati membri che compongono l'Assemblea. Questo è stato un grande successo che va indubbiamente riconosciuto alla diplomazia di Belgrado. Tuttavia, successi diplomatici a parte, il pronunciamento della Corte sarà prettamente giuridico e non politico e non avrà comunque un potere vincolante. Non è reale aspettarsi che dopo il parere della Corte si annullino le decisioni sul riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo né che si apra un nuovo processo di negoziazione. La principale forza del parere sta nel prestigio della Corte Internazionale di Giustizia, ma come afferma l'Ambasciatore italiano in Kosovo, Michael L. Giffoni, "non ci saranno delle conseguenze giuridiche immediate, ma ci potranno essere delle conseguenze sul numero dei riconoscimenti, una spinta ad un maggiore riconoscimento o un raffreddamento della situazione attuale, ma sicuramente il parere della Corte non riporterà indietro la situazione".

KOSOVO: LA VOCE DEL CONIGLIO