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lunedì 20 dicembre 2010

IL VASO DI PANDORA SOTTO L'ALBERO. IL RAPPORTO MARTY


E' passata una settimana dal voto del 12 dicembre e il risultato delle elezioni non è ancora chiaro. Come se ciò non bastasse un pesante macigno è giunto all'indirizzo di Hashim Thaci. Questa volta l'accusa al Primo Ministro del Kosovo - non espressamente citato - con un passato da guerrigliero nelle file dell'UCK, lo vuole coinvolto in una rete criminale  che trafficava armi, droga e organi umani di persone scomparse. Il "serpente", così veniva chiamato dai suoi nemici interni, sembra essere alle strette.


Nonostante la netta vittoria elettorale, Thaci non è riuscito ancora a delineare la possibile squadra di governo che dovrebbe presiedere e, pochi giorni addietro, il CEC (Commissione Centrale per le elezioni) ha preso la decisione di far ripetere le elezioni in cinque municipalità dove sono stati riscontrati evidenti manomissioni del voto. Le aree coinvolte sono tutte situate nel cuore del Kosovo e, come Decani, Skenderaj, Malishevo e la stessa Drenas, sono state nel corso della guerra gli avamposti dell'UCK (esercito di liberazione del Kosovo), i luoghi più caldi del conflitto ed oggi i simboli della passata resistenza kosovara. Sono proprio questi i luoghi che collegano il passato al presente, i leader politici e la criminalità organizzata. La colla si chiama UCK ed anche il recente rapporto del Consiglio d'Europa (COE) lo certifica. L'avvocato svizzero e membro del COE, Dick Marty, ha aspettato che la campagna elettorale si svolgesse in un clima di assoluta serenità. Poi, con puntualità svizzera, una volta terminate le elezioni, ha presentato il suo rapporto ai 47 delegati degli stati membri del Consiglio. Il documento è frutto di due anni di indagini  e cita fonti di intelligence e di polizia. Ad essere franchi non svela nulla che non si sapesse già. Fatti gravi riguardanti il traffico di armi, droga e organi umani, erano conosciuti già da Carla del Ponte. La stessa Unmik possedeva informazioni delicate, ma per il quieto vivere ed a volte anche per la complicità di qualche alto funzionario (uno fra tutti l'ex numero due di Unmik, Steven Schook) sono rimaste chiuse nel cassetto. Alcuni di questi documenti, ben prima del caso Wikileaks, hanno visto la luce e sono ora consultabili (DOCUMENTI 01, DOCUMENTI 02, DOCUMENTI03). L'aspetto nuovo di questa vicenda è rappresentato dall'articolata denuncia che il Consiglio d'Europa ha fatto pervenire alle istituzioni europee insieme all'esplicita volontà di essere diffusa e quindi sostenuta con fermezza perchè il futuro del Kosovo non può essere costruito senza affrontare il suo passato. Il vaso di pandora è pronto per essere aperto. Chissà cosa troveremo sotto l'albero? Per il momento non ci resta che leggere il rapporto del Consiglio d'Europa 


articolo pubblicato su AgoraVox


mercoledì 19 marzo 2008

PRISTINA ORE 17.40: COME NEL FAR WEST

Mentre tutti guardano a Mitrovica, il Kosovo intero è pieno di armi.

PRISTINA. Momenti di forte concitazione si sono vissuti anche oggi in Kosovo. Nuovamente il panico è entrato in azione. Sebbene l’evento avvenuto alle 17.40 p.m. sia stato molto più circoscritto rispetto a quello di ieri ed originato da altre cause per nulla connesse alle vicende politiche legate all’indipendenza, molta gente si è riversata per le strade di Pristina. Il Boulevard Bill Clinton, arteria cittadina molto trafficata, è stata la protagonista di questa triste storia: una sparatoria stile far west. Un regolamento di conti o un semplice litigio tra due famiglie si è concluso con quattro feriti tra cui una bambina di sette anni ben più grave.Tanta gente, sentendo raffiche di fucilate provenire dall’interno di un agglomerato di case appena dietro la Bill Clinton si è riversata immediatamente per strada. La signora Hatixhe, che vive a dieci metri dal posto della sparatoria ha sentito più di quindici colpi provenire da una distanza ravvicinata. Si è subito precipitata alla finestra a cercare di raggiungere con lo sguardo i suoi due figli che giocano sempre li fuori, ed ai suoi occhi le si è presentata una bambina che per strada urlava terrorizzata. Si trattava di una parente dei feriti e quasi sicuramente è stata resa protagonista, insieme ai suoi fratelli e cugini, di questa strana storia. Gli investigatori giunti sul posto, precisamente nell’atrio antistante la schiera di palazzi, erano alla ricerca di indizi. La sparatoria è avvenuta esattamente nello stesso agglomerato di case che ospitava l’ormai tristemente noto Cafe Sekiraqa, bar che ha preso il nome dal suo proprietario coinvolto in una serie di brutte vicende. Accusato di essere stato il mandante, l’estate scorsa, dell’uccisione di un poliziotto Kosovaro per motivi passionali, il suo locale è stato raggiunto un mese più tardi, a settembre da un ordigno molto potente il cui scoppio ha letteralmente sventrato l’intera facciata del palazzo che ospitano molti negozi. Tutto, nel raggio d’azione di 20 metri, era andato letteralmente distrutto. Inutile descrivere lo stato in cui versava e versa tutt’ora il suo locale. Quella tragica notte persero la vita due giovani kosovari. Sekiraqa illeso o forse non presente sulla scena è scomparso ed ancora è introvabile. La storia di quella tragica notte e il ricordo di Sekiraqa molto giovane e molto temuto è riaffiorata. Certo una cosa lascia perplessi molti internazionali e dovrebbe far pensare la polizia Unmik, mi riferisco alla presenza massiccia di pistole e fucili che tantissime famiglie detengono. Tanti sono a conoscenza di queste armi e molti fanno finta e fanno credere che non sia vero. Ora però i molti dovranni ricredersi. Lo faranno, forse, sentendo con quanta facilità si spara in pieno centro cittadino.

articolo pubblicato sul sito di peacereporter.net

KOSOVO: LA VOCE DEL CONIGLIO