mercoledì 25 maggio 2011

SCATTI - TGR MEDITERRANEO RAI3: I DERVISCI DEL KOSOVO




I DERVISCI DEL KOSOVO - TGR Mediterraneo Rai3. Foto di Raffaele Coniglio


sabato 21 maggio 2011

STILL UNTITLED - SISLEJ XHAFA

"Uso la creatività per esaminare e sfidare le istituzioni, l'economia, il turismo, i collegamenti geografici, la legalità forzata e l'illegalità imposta [….] Sono un ribelle semplice. A volte, essere radicale è semplice come bere un bicchier d'acqua e dormire." [Sislej Xhafa, 2003].

Il Museo d'Arte Donna Regina di Napoli, il MADRE, ospita dal 21 aprile e sino al 12 settembre la prima grande personale in un museo italiano di Sislej Xhafa, giovane artista kosovaro che vive e lavora a New York. Xhafa da diversi anni è riconosciuto a livello internazionale tra i protagonisti più originali della ricerca visiva contemporanea. In questa mostra l'artista sviluppa con il suo tipico linguaggio poliforme e programmaticamente minimalista, intriso di un'ironia quasi impassibile, il tema dei migranti e della clandestinità, mascherando e smascherando significati e immagini sociali che ne costituiscono il risvolto oscuro e minaccioso. Le questioni dei diritti umani, della migrazione, del viaggio illegale, a partire da un'esperienza evidentemente anche personale, vengono trattati da Xhafa con intelligenza e senza moralismo attraverso l’uso di diversi materiali e mezzi espressivi e spesso di performances provocatorie e paradossali che vedono il coinvolgimento di altre persone. Sislej Xhafa nasce l’8 ottobre 1970 a Peje, in Kosovo, da famiglia albanese. Lascia il proprio paese nel 1988 per l’Inghilterra, risiedendo per qualche tempo a Londra. Quindi si trasferisce a Firenze, dove studia all’Accademia di Belle Arti e inizia a sperimentare differenti linguaggi, dal disegno alla scultura, dalla performance alla fotografia, incentrando la propria ricerca artistica sulle realtà sociali, economiche e politiche e sulla complessità della società contemporanea.
Nel 1997 entra illegalmente alla 47a Biennale di Venezia per proporsi come Padiglione albanese clandestino mentre, vestito da calciatore della nazionale albanese, munito di radiocronaca registrata di una partita di calcio e di bandierina, cammina palleggiando e invitando la gente a giocare. L’azione vale all’artista l’invito alla successiva edizione della rassegna internazionale. I temi dei diritti umani, della clandestinità, della migrazione, del viaggio, mutuati dallo stesso vissuto dell’artista, sono affrontati da Xhafa con intelligenza e ironia in performance spesso provocatorie e paradossali, che mirano a coinvolgere direttamente il pubblico. Una riflessione più specificamente storica contiene l’intervento realizzato nel 2001 a Cittadellarte-Fondazione Pistoletto di Biella, che gli vale il Minimum prize della stessa istituzione. Qui invita 7 veterani della resistenza antifascista della seconda guerra mondiale attorno a un tavolo coperto di noccioline e microfoni non funzionanti a rispondere alle sue domande su come boicottare la compagnia elettrica nazionale. All’estrema libertà dei mezzi espressivi utilizzati corrisponde la concezione di opere aperte a molteplici interpretazioni e associazioni diverse da parte del pubblico più attento, nelle quali l'approccio ironico riesce ad alleggerire tematiche altrimenti eccessivamente problematiche. Questi elementi sono ben riscontrabili nel video Passionate Fruit (2007), esposto nel 2008 a Palazzo Strozzi a Firenze nell’ambito di Worlds on Video - International Video Art, a cura di Anita Beckers. L’opera presenta un'unica inquadratura, in cui una pistola bagnata da una pioggia incessante giace dimenticata sull’asfalto accanto a una pozza, intrecciando il fascino sinistro evocato dall’arma con la poetica della pioggia per dare vita a un racconto autonomo, che con scelte minimali allude tanto al passato dell’artista in Kosovo al tempo del conflitto balcanico, quanto ad altri possibili guerre, quanto, infine, ai film western e polizieschi della storia del cinema. 
(testo tratto da MADRE)

domenica 15 maggio 2011

AMNESTY INTERNATIONAL - RAPPORTO 2011

LA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN KOSOVO


Amnesty International ha da pochi giorni pubblicato il Rapporto annuale 2011. Il dossier documenta la situazione dei diritti umani in 157 paesi e territori nel 2010. Descrive un mondo in cui le persone sfidano l'oppressione, nonostante le molte misure repressive impiegate contro di loro. Di seguito la scheda sul Kosovo.


KOSSOVO
A settembre, il presidente Sejdiu si è dimesso dopo che la Corte costituzionale aveva rilevato l’incompatibilità del suo ruolo di capo della Lega democratica del Kossovo (Lidhja Demokratike e Kosovës – Ldk) con una carica pubblica. A ottobre, il governo è caduto in seguito al voto di sfiducia dell’assemblea. A dicembre, il Partito democratico del Kossovo ha vinto le elezioni parlamentari, tra le accuse di brogli, con una maggioranza insufficiente a formare un governo. A novembre, la Commissione europea ha espresso preoccupazione per la corruzione e la criminalità organizzata, la debolezza della magistratura del Kossovo e la mancanza di libertà degli organi di informazione. A dicembre, un rapporto per il Consiglio d’Europa ha denunciato che il primo ministro Hashim Thaçi e altri membri del Kla si erano resi complici del sequestro, delle torture e altri maltrattamenti e dell’uccisione di civili serbi e albanesi, trasferiti in campi di prigionia in Albania nel 1999. In uno dei campi i detenuti sarebbero stati uccisi e i loro corpi usati per il traffico di organi.

SISTEMA GIUDIZIARIO
La Missione di polizia e giustizia in Kossovo guidata dall’Eu (Eulex) ha riferito che il sistema giudiziario interno è rimasto debole e soggetto a ingerenze politiche. Giudici e testimoni sono stati minacciati e raramente si è fatto ricorso ai meccanismi di protezione. L’Eulex ha riavviato un procedimento contro Albin Kurti, leader della Ngo Vetëvendosje! (Autodeterminazione!), che nel 2008 era stato sospeso dalla Missione di amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite in Kossovo (United Nations Interim Administration Mission in Kossovo – Unmik). A giugno, è stato riconosciuto colpevole di aver ostacolato pubblici ufficiali durante una manifestazione il 10 febbraio 2007 e condannato a nove mesi di reclusione, ma subito rilasciato. Altre accuse sono state archiviate.

CRIMINI DI DIRITTO INTERNAZIONALE
A maggio, l’Eulex ha reso noto che solo 60 dei 900 casi di crimini di guerra ereditati dalla gestione dell’Unmik erano oggetto di indagine. Le inchieste sul rapimento di persone non albanesi dopo il giugno 1999 sono state trasferite alla procura speciale locale, poiché secondo l’Eulex non si trattava di crimini di guerra. A gennaio e a luglio sono stati compiuti altri arresti grazie alla testimonianza di Nazim Bllaca, arrestato nel 2009. Egli aveva dichiarato di aver preso parte, tra il 1999 e il 2003, a 17 casi di omicidio e tentato omicidio commissionati dal servizio di intelligence del Kossovo. A maggio, l’ex comandante del Kla Sabit Geçi è stato arrestato perché sospettato di essere coinvolto in crimini di guerra commessi nel 1999, nella regione di Drenica. Secondo gli organi d’informazione, era pre- sumibilmente coinvolto anche nella tortura di albanesi e serbo-kossovari in una struttura di detenzione della città di Kukës, in Albania. Dopo la sua estradizione dalla Norvegia, avvenuta a luglio, a novembre il serbo-kossovaro Vukmir Cvetković è stato giudicato colpevole di crimini di guerra dal tribunale di Peć/Peja e condannato a sette anni di reclusione per aver mandato via civili albanesi dalle loro abitazioni a Klina/ë.

SPARIZIONI FORZATE
Un progetto di legge sulle persone scomparse non ha previsto norme per la riparazione, incluso il risarcimento, ai familiari delle persone scomparse. A fine anno, le persone considerate scomparse erano circa 1822. Ad agosto, la competenza sull’ufficio per le persone scomparse e la medicina legale (Office of Missing Persons and Forensics – Ompf) è stata trasferita dall’Eulex al ministero della Giustizia del Kossovo. A settembre, l’Ompf e la commissione serba sulle persone scomparse hanno visitato le probabili fosse comuni di Rudnica in Serbia e di Belaćevac, in Kossovo. Nel corso del 2010, l’Ompf ha riesumato i corpi di 34 persone, identificando i resti di 57 individui e restituendo 103 salme alle famiglie per la sepoltura. Altri tre corpi erroneamente identificati sono stati correttamente riconosciuti dalla commissione internazionale sulle persone scomparse.

TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI
A giugno, il Comitato europeo per la prevenzione della tortura ha visitato luoghi di detenzione in Kossovo. Nello stesso mese, diversi attivisti di Vetëvendosje! sono stati maltrattati – e alcuni ricoverati in ospedale – durante un’operazione di polizia per arrestare Albin Kurti (v. sopra, Sistema giudiziario). Il Centro per la riabilitazione delle vittime di tortura del Kossovo ha segnalato alcuni miglioramenti nelle condizioni carcerarie, ma ha osservato che i detenuti hanno denunciato che la corruzione del personale del carcere ha spesso condotto a provvedimenti disciplinari iniqui.

EUROPA E ASIA CENTRALE. VIOLENZA INTERETNICA
Violenti incidenti tra serbo-kossovari e albanesi hanno continuato a verificarsi nei comuni settentrionali, a prevalenza serba, spesso alimentati dagli sviluppi politici. A maggio, la polizia del Kossovo ha usato gas lacrimogeni per separare serbi e albanesi, nel corso di una protesta da parte degli albanesi contro la partecipazione dei serbo-kossovari alle elezioni amministrative in Serbia. Il 2 luglio, 1500 serbi hanno protestato contro l’apertura di un ufficio anagrafico a Bosnjačka Mahala, una zona a etnia mista a nord di Mitrovica/ë. Un ordigno esplosivo ha ucciso un pediatra bosniaco-musulmano e 11 manifestanti serbi sono rimasti feriti. Il 5 luglio, un serbo-kossovaro membro dell’assemblea del Kossovo è stato ferito alle gambe davanti alla sua casa nella zona nord di Mitrovica/ë. Le tensioni sono aumentate dopo la sentenza della Icj sulla dichiarazione di indipendenza del Kossovo del 2008. A settembre, albanesi della zona nord di Mitrovica/ë hanno chiesto di avere ulteriore protezione da parte della polizia, dopo vari attentati con granate e l’uccisione di Hakif Mehmeti, avvenuta il 7 settembre. Un agente di polizia serbo-kossovaro è stato arrestato tre giorni dopo. Il 12 settembre, dopo la vittoria della Turchia sulla Serbia in una partita di pallacanestro, sono state impiegate truppe della Kossovo Force (Kfor) e polizia dell’Eulex quando gli albanesi della zona sud di Mitrovica/ë si sono scontrati con i serbi sul ponte sul fiume Ibar, che separa la parte serba della città da quella albanese. Due agenti della Kfor, un agente di polizia e cinque civili sono stati feriti. Nello stesso mese, un panettiere di etnia albanese di Zvečan è stato aggredito per tre volte e il suo negozio è stato danneggiato da un ordigno esplosivo.

RICONOSCIMENTO DELLE RESPONSABILITÀ
A marzo, il collegio consultivo per i diritti umani ha dichiarato inammissibile una denuncia sporta dalle famiglie di Mon Balaj e Arben Xheladini, uccisi dalla polizia romena, e da Zenel Zeneli e Mustafë Nerjovaj, che furono gravemente feriti durante una manifestazione il 10 febbraio 2007. La decisione del collegio ha fatto seguito a una direttiva amministrativa dell’Unmik del 2009 che di fatto ha reso inammissibili le istanze di querelanti a cui era stato offerto un indennizzo economico nel quadro di un processo di risarcimento di terze parti, intentato nei confronti delle Nazioni Unite. Per motivi analoghi, il collegio ha dichiarato inammissibile una denuncia di 143 sfollati rom e ashkali, residenti in campi amministrati dall’Unmik nella zona nord di Mitrovicë/a, secondo la quale avevano subito un avvelenamento da piombo e altri problemi di salute a causa della contaminazione dei campi in cui avevano vissuto dal 1999. La loro richiesta di risarcimento in quanto terze parti nei confronti delle Nazioni Unite era pendente dal febbraio 2006. Il collegio ha continuato a prendere in considerazione le denunce contro l’Unmik, per non aver indagato sui rapimenti di serbi avvenuti nel dopoguerra.

DISCRIMINAZIONE
La discriminazione è rimasta dilagante nei confronti delle minoranze non albanesi, delle donne e delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender. Rom, ashkali ed egiziani hanno subito discriminazioni di massa, anche nell’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria e all’occupazione e pochi hanno potuto avvalersi del diritto a un alloggio adeguato. Molti hanno continuato a non avere documenti personali, che avrebbero consentito loro di registrare la cittadinanza e di accedere ai servizi di base. A ottobre, è stato chiuso il campo di Česmin Lug, contaminato da piombo, e alcuni residenti rom, ashkali ed egiziani sono stati trasferiti nel quartiere rom nella zona sud di Mitrovica/ë. A novembre, le Ngo hanno iniziato a somministrare cure mediche per intossicazione da piombo, come stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità.

RIFUGIATI E MIGRANTI
Rom, ashkali ed egiziani sono stati rinviati forzatamente in Kossovo dall’Eu e dalla Svizzera, sebbene una strategia riveduta di rinvio e reinserimento, resa pubblica ad aprile dal ministero dell’Interno, non fosse stata attuata pienamente. Molte delle persone rinviate si sono viste negare i diritti fondamentali e hanno rischiato di subire discriminazioni di massa equivalenti a persecuzione. Le persone senza documenti sono rimaste apolidi a tutti gli effetti. A ottobre, i rom che tentavano di tornare a Suvi do/Suhadol sarebbero stati minacciati dagli albanesi e si sono rifiutati di tornare per motivi di sicurezza. Nel 2010, secondo i dati forniti dall’Unhcr, l’agenzia dell’Nazioni Unite per i rifugiati, 2253 persone appartenenti a comunità minoritarie sono volontariamente rientrati in Kossovo, mentre 48 albanesi kossovari, 77 serbo-kossovari e 386 rom, ashkali ed egiziani, considerati bisognosi di protezione internazionale costante, sono stati rinviati forzatamente dall’Europa Occidentale.

VIOLENZA CONTRO LE DONNE
Gli ordini di protezione per i casi di violenza domestica non sono stati in grado di fornire tutela adeguata o non sono stati emessi. Le violazioni di tali ordini raramente sono state perseguite. L’Ngo Medica Kosovo ha cercato di far modificare la legge sulle vittime civili di guerra, per garantire che le donne stuprate durante la guerra ottenessero lo status di vittime civili e potessero chiedere un risarcimento.

L'intero RAPPORTO 2011 è consultabile sul sito di AMNESTY INTERNATIONAL

martedì 10 maggio 2011

I DERVISCI NEL GIORNO DEL NEVRUZ

Il 22 marzo 2011 in Kosovo, nella città di Prizren, i dervisci dell'ordine Rifai, una setta mistica dell'islam, ha festeggiato in un modo molto singolare il Nevruz (il nuovo giorno, l'inizio del nuovo anno secondo l'antico calendario persiano).




QUALCHE CENNO STORICO

I Dervish rappresentano senza dubbio uno dei fenomeni più rilevanti nella storia della spiritualità islamica o Sufismo. Nell'odierno Kosovo vive un imprecisato numero di fedeli che appartengono a diversi ordini tra loro distinti. Ci sono i Bektashi e altri gruppi come i Kadri, gli Havleti, i Nakshipendi, i Rifai, i Saadi e gli Shazeli. La storia narra che tutto ebbe inizio con i Bektashi, ordine che prende il nome dal suo fondatore Hunqar Haji Bektash Veli (1209-71), nato nell’Iran orientale. Creato come movimento pre-islamico nella lontana Persia, l'ordine derviscio dei Bektashi è interessante per molte ragioni. Oltre alla sua importanza nella cultura turca, rappresenta un superamento delle differenze tra le tradizioni musulmane di sunniti e sciiti. Strettamente connesso con la comunità degli Alevi, quest'ordine contiene elementi di diversa origine, appartenenti alle numerose religioni con cui il popolo turco è stato in contatto: Buddismo, Manicheismo, Ebraismo, Nestorianesimo e il Cristianesimo locale. I Bektashi hanno incorporato nella loro struttura anche la "hurufilîk", una dottrina segreta sul simbolismo dei numeri e delle lettere (paragonabile alla Cabala ebraica). Nel periodo più florido dell'Impero Ottomano divennero i cappellani delle truppe ottomane dei Giannizzeri (Yeniceri o "uomini nuovi"), un corpo militare composto principalmente da giovani convertitisi dal cristianesimo all'islam. L'ordine dei Bektashi divenne così una delle istituzioni più importanti dell'allora Impero Turco, con centri spirituali nella Città del Cairo e nei Balcani, in Anatolia, nel Turkestan e nella città imperiale di Istanbul. Nel 1826, il Sultano turco Muhmud II, accortosi dell'enorme influenza dei Giannizzeri, cominciò a dargli la caccia e ad eliminarne i seguaci con il pretesto che avevano accumulato e abusato del loro potere. Con loro anche i Bektashi, ovviamente, attraversarono un periodo difficile. Quando le riforme degli anni '20 sotto il periodo di Kemal Atatürk imposero il divieto assoluto dell’istituzione degli ordini dervisci, i Bektashi continuarono a riunirsi segretamente nella regione dell’Anatolia. Tuttavia, da questo momento in poi, non avendo più una vita facile in Turchia, cominciarono a spostarsi verso i confini più settentrionali di quello che era l’Impero Ottomano e diventarono una forza significativa tra gli albanesi, che esprimevano, ed esprimono tutt'oggi, una visione dell’Islam liberale e pluralista. L’Albania presto divenne così una sede importante per questo movimento, tant'è che dal 1925 i Bektashi albanesi si staccarono da quelli turchi e Tirana iniziò a rappresentare una sede importante per l'ordine nei Balcani. La conformazione geografica dell’Albania di quel periodo includeva buona parte del Kosovo, ed anche la Macedonia, ragion per cui esiste ancora oggi, concentrato principalmente nella zona di Prizren, ma anche in Gjakova e Rahovec, un nutrito gruppo di questi antichi predicatori.

venerdì 6 maggio 2011

ALLA PROSSIMA BEATIFICAZIONE. FORSE



Il 1 Maggio si sono svolte le sontuose celebrazioni per la beatificazione di Karol Jozef Wojtyła. Fiumi di fedeli si sono riversati in Piazza San Pietro. Erano presenti ben 87 delegazioni straniere. Tra i vari capi di stato c'era anche il sanguinario dittatore dello Zimbabwe, Robert Mugabe (presente, tra l'altro, nel 2005 ai funerali del pontefice). Non potendo smentire l'evidenza il portavoce vaticano si è limitato a dire che la partecipazione "rientra nei normali rapporti diplomatici che la Chiesa intrattiene con lo stato del Zimbabwe". Proprio per questa logica il Kosovo non è stato invitato. Diversi giorni prima della cerimonia, le istituzioni del Kosovo hanno inviato una richiesta alla Santa Sede per far partecipare una delegazione ufficiale. Come prassi diplomatica vuole, il Vaticano ha fatto pervenire due inviti alle autorità kosovare (al Presidente, Atifete Jahjaga, e al ministro degli Esteri, Enver Hoxha) come "Delegazione Ufficiale" e non come "Delegazione Statale". Il motivo è semplice: il Vaticano non ha riconosciuto l'indipendenza del Kosovo. Per adesso la Chiesa si limita a ricoscerlo come posto di frontiera col vicino islam balcanico, e pertanto un interessante luogo dove erigere chiese e sontuose cattedrali.



lunedì 2 maggio 2011

ALLA FACCIA DEL MUTUO


In Kosovo ad ogni angolo di strada ci sono banche. A Pristina, così come in altri piccoli centri di periferia, palazzi di ogni forma e altezza ospitano istituti di credito. Le due banche più importanti, ProCredit Bank e Raffeisen Bank, hanno il monopolio sul credito ed hanno colonizzato ogni cosa. Non c'è evento istituzionale, culturale o sportivo che non sia sponsorizzato da una delle due banche. Agende, penne, calendari, striscioni, insegne luminose, posters, ovunque ProCredit Bank o Raffeisen Bank. Erano giorni che ci pensavo e non riuscivo a spiegarmi il motivo della presenza di così tante banche in un paese i cui dati micro e macroeconomici sono a dir poco disastrosi. Le idee si sono schiarite solo dopo aver messo piede nei due principali istituti bancari e parlato con il personale. "Salve, vorrei poter accedere ad un vostro mutuo", ho esordito proprio così. Come una macchinetta i consulenti delle due banche mi hanno descritto per filo e per segno ogni condizione e caratteristica del mutuo, le stesse che potete trovare qui, sul sito della Raiffeisen e della ProCredit.
Esistono una varietà di prestiti. Si va dal prestito per il business e la piccola impresa a quello per lo studio, dall'acquisto della macchina a quello per finanziare l'attività agricola. C'è anche quello per le vacanze. Per ognuno di questi prestiti le condizioni, ovviamente, cambiano. Comunque, per accedere ad un mutuo bisogna essere residente in Kosovo da oltre sei mesi, avere un conto bancario presso la banca e un contratto di lavoro con uno stipendio non inferiore ai 180 euro. Se la banca si ritiene soddisfatta, si riceveranno presto i soldi. Bastano pochi giorni: in questo sono efficienti. Ricevo una marea di informazioni e di brochure, ma i dubbi permangono. Tutto si schiarisce quando chiedo spiegazioni sui tassi di interesse. Sembra strano, ma non esiste un tasso preciso e tutto è molto indicativo -questo vale per entrambe le banche. Tutto dipende dalle garanzie che offrite, dal tipo di lavoro (salario) che avete, e soprattutto da chi siete. I tassi variano dal 10,9% annuo (si, quasi l'undici per cento) ad oltre il 20% (venti, avete letto bene) se offrite poche garanzie o siete comuni mortali. Salto dalla sedia. Sentendo quei numeri devo aver fatto un brusco movimento. La responsabile finanziaria della ProCredit prova a tranquillizzarmi e mi invita a fissare un appuntamento con il manager perché , dice, "è lui che realmente decide la percentuale". Rimango impietrito per un po', ma poi il mio volto riprende colore. Adesso che i miei quesiti erano stati risolti potevo anche congedarmi. E così è stato.

fonte Raiffeisen Bank:
mutuo di 30.000 euro rimborsabili in 180 mesi - rata mensile di 380.
Dopo 15 anni alla banca avrete dato l'importo di 68.400 euro

mutuo di 30.000 euro rimborsabili in 240 mesi - rata mensile di 352 euro.
Alla fine dei 20 anni avrete sborsato la somma di 84.480 euro

KOSOVO: LA VOCE DEL CONIGLIO