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mercoledì 9 marzo 2011

FIORI DI PLASTICA

Da un po' di tempo in Kosovo l'otto marzo è diventata una festa molto sentita. Per i fiorai e i ristoratori è un vero business. Proprio un grande evento. Anche ieri in molti ristoranti del centro di Pristina si faceva difficoltà a trova un posto libero. Ovunque tavolate di amiche, colleghe di lavoro, giovani coppie, ognuno intento a consumare una lauta cena prima di terminare la serata in qualche localino. Tutto molto sentito. Tutto vero, ad eccezione delle mimose, sostituite dagli ambulanti con coloratissimi fiori di plastica.‏ D'altronde con le temperature polari di questi giorni le profumate mimose possono materializzarsi soltanto sotto forma di immagini.



domenica 18 aprile 2010

LA MESSA E' FINITA ANDATE IN PACE

La Chiesa ortodossa serba ha svolto, da sempre, un ruolo di primissimo piano nelle relazioni politiche e i rapporti con le altre comunità presenti in Kosovo. Dopo i tragici eventi del 1998-99 è stata l'unica istituzione serba a rimanere nell'ex provincia, considerata, non a torto, la culla spirituale della Serbia. E' riuscita, così, ad irrobustire il rapporto con i fedeli serbi rimasti, supportandoli e sostenendoli nelle varie sedi politiche e tra le organizzazioni internazionali. Da diverso tempo, però, la Chiesa otodossa è attraversata da spaccature e trema sotto le accuse di corruzione, comportamenti immorali e divisioni interne.




La rissa tra i monaci è avvenuta di fronte al monastero di Gračanica nei giorni successivi alla sostituzione dell'Arcivescovo Artemije con l’Arcivescovo dell’Erzegovina Atanasije, nominato amministratore ad interim dell’Eparchia del Kosovo. La Chiesa ortodossa serba ha deciso di sospendere temporaneamente dalle sue funzioni il suo rappresentante in Kosovo, coinvolto in una vicenda di irregolarità finanziarie. Come hanno riferito i media di Belgrado, il Santo Sinodo ha deciso di sospendere Artemije per "non essere stato in grado di gestire al meglio le attività finanziarie" di sua competenza in Kosovo. Questa spaccatura non giova a nessuno. Si spera che le diatribe interne possano essere risolte al più presto, perchè soltanto con una Chiesa forte e unita si possono compiere ulteriori passi in avanti verso l'integrazione della comunità serba in Kosovo.


martedì 17 febbraio 2009

ANNIVERSARIO DELL'INDIPENDENZA DEL KOSOVO: BASSANO FESTEGGIA

Vicenza e il Kosovo, apparentemente senza alcun punto in comune, due realtà lontane e diverse tra loro, hanno, invece, qualcosa che le unisce. Nel 2009 cade la ricorrenza del primo anno di indipendenza del Kosovo, ma anche il decimo anniversario della fine dei bombardamenti NATO contro la Serbia. Le basi militari di Vicenza sono state decisive per arrestare l'atroce disegno di Milosevic. Vicenza corre in soccorso del Kosovo. Vicenza da tempo è ospitale con i kosovari. Nell'area di Bassano del Grappa, infatti, è concentrata una grande comunità di kosovari di etnia albanese, una delle più numerose dopo quella fiorentina. Molti di loro vivono in Italia sin dai primi anni novanta, proprio quando l'aria in Kosovo cominciava ad essere irrespirabile. Fu allora che signori come Advi Beqiri, Arsim Berisha, Fatmir Guri, Thaqi Ragip o Enver Hoti giunsero in Italia. Qui, nel vicentino, la stragrande maggioranza di loro lavora nell'edilizia. Nella zona "verde" della Lega Nord, nel cuore del nord produttivo, "la comunità dei kosovari, quanto a numeri, è la seconda dopo quella dei romeni" afferma Luciano Fabris, assessore alla cultura del comune di Bassano del Grappa. "Una comunità che lavora, pacifica, che non ha mai creato problemi", prosegue l'assessore. Sono loro che con il loro lavoro e i tanti sacrifici mandano avanti la nostra economia così come quella dei parenti che vivono in Kosovo. Con le loro rimesse riescono a mantenere in uno stato di agiata ricchezza le loro famiglie. Sono loro, gli immigrati, che in Kosovo hanno le case più belle e rifinite, progettate da loro stessi secondo gli stili che vedono qui in Italia. Nell'area di Bassano vivono i kosovari provenienti, quasi tutti, dall'hinterland di Mitrovica, Skenderaj e Drenas, dalla parte settentrionale del Kosovo. Questo evidenzia come i legami familiari e la solidarietà abbiano spinto sempre più persone, tra loro consaguinei, a trasferirsi in questo fiorente comune d'Italia. Un po' per volta, di pari passo con l'inserimento nella società, i precursori hanno dato ospitalità ai loro conoscenti e poi, quando il lavoro diventava sempre più stabile hanno preparato l'arrivo di moglie e figli. Mensur ricorda bene la sua infanzia trascorsa a Bassano. Era il 1999 quando insieme alla sorella frequentava la scuola media italiana; ricorda ancora, a distanza di anni, l'ottima accoglienza di maestre e compagni di classe, una solidarietà che è cresciuta quando le atrocità di quegli anni di guerra sono giunte negli schermi delle nostre televisioni, quando attoniti tutti loro ascoltavano la testimonianza del loro "amichetto", storie inimmaginabili per loro prima del racconto di Mensur. Dopo tre anni di permanenza in Italia, Mensur è ritornato a Mitrovica, ma oggi, 22 anni, laureato in Economia ha deciso di ritornare in Italia per proseguire gli studi. Oggi è qui insieme a parenti e cugini a festeggiare l'anniversario dell'Indipendenza del Kosovo. Nella festa organizzata dall'associazione culturale Bashkimi Kombetar mi sembra di vedere tanti Mensur, nel fior della loro giovinezza, ripetere lo stesso suo percorso. Sono molti che frequentano le scuole italiane, che parlano un italiano perfetto e che oggi per l'occasione, con altrettanta naturalezza ballano e cantano canzoni tipiche della loro più genuina tradizione. Circa 200 persone, si sono ritrovati in un grande ristorante a festeggiare la "Pavarsia" del Kosovo. Intere famiglie con bimbi al seguito, giovani coppie, una comunità compatta e solidale, lontana da casa, ha festeggiato un evento tanto sentito. Ad animare la serata musica e balli tipici che hanno coinvolto grandi e piccini. Giovani intenti a festeggiare con le loro coetanee, tra sorrisi e sguardi maliziosi; un po' più composti i loro genitori, intenti a raccontarmi la storia personale dei loro ultimi dieci anni, la loro positiva esperienza e il tempo libero che dedicano alla loro associazione culturale Bashkimi Kombetar. L'associazione conta più di 50 iscritti -50 famiglie- e organizza varie attività di aggregazione, di svago per i bambini, incontri e dibattitti interni e con le altre comunità di stranieri. Sono loro che hanno creato, con il prezioso supporto del Prof. Vittorio Andolfato, la scuola di lingua albanese per i loro figli, che fanno pervenire richieste all'amministrazione locale, come quella di "poter istituire un educatore sociale nelle scuole per supportare l'attività educativa di quanti in difficoltà con l'apprendimento scolastico e i compiti a casa" mi ricorda il loro presidente, Avdi Beqiri. Quella a cui ho preso parte l'altra sera non è una burla carnevalesca, ma i risvolti positivi di una integrazione riuscita, un'isola felice rispetto a quello che l'Italia oggigiorno pare offrire alle persone che provengono da altre parti del mondo. Questo è un altro discorso. Oggi a Bassano si festeggia il Kosovo indipendente.

articolo pubblicato su il Reporter e Peacelink

martedì 22 luglio 2008

JUST ANOTHER WEDDING


Coincidenza vuole che lo Stato più giovane del mondo, nato da pochi mesi, abbia anche la popolazione più giovane dell’Europa. Qui in Kosovo l’alto tasso di natalità è una costante che va avanti dagli anni ’80. La famiglia è generalmente molto numerosa (se va bene 3 figli), ed include inoltre anche i cugini e gli zii di primo grado. La famiglia così intesa rappresenta il nucleo centrale della società kosovara, dove i legami tra cugini, cognati e parenti in genere sono molto stretti. I momenti di difficoltà economica sono quasi sempre attenuati dal supporto dei parenti che non mancano di fornire aiuto nei momenti più difficili ed accoglienza e rispetto nella vita di tutti i giorni. L’alto tasso di nascite è connesso all’alto numero di matrimoni, o meglio il contrario. Il rimbombo dei tamburi e il suono prolungato dei clacsons fanno da sottofondo musicale ai numerosi matrimoni che sopratutto nella bella e calda stagione estiva si ripetono a ritmo incessante (sono veramente tanti, forse perchè si concentrano principalmente in questo periodo). Chi si deve sposare aspetta l’estate, e lo zio emigrante che rientra dall’estero per le vacanze, il quale, incluso tra gli invitati preferiti, di consueto fa un gran regalo agli sposi, o mette a disposizione la luccicante macchina nuova, con tanto di targa tedesca o svizzera. A tratti mi sembra di rivedere un album fotografico già visto. Mi viene quasi da pensare che sono i matrimoni, le feste connesse, i regali allegati, i pranzi, seppur poco consistenti, a muovere la minuta economia del Kosovo. Comunque sia, gli sposi, i parenti e gli invitati, vivono svariati giorni di festa con musiche e danze. Come tradizione vuole, gli uomini da una parte –a casa dello sposo– e le donne dall’altra –in quella della sposa– si divertono come meglio possono tra grandi bevute di bevande gassate super colorate al ritmo di musica tradizionale. Pare però che siano soprattutto le donne a divertirsi di più. Cotonate e truccate a più non posso, vedono questi unici momenti come quelli più propizi per evadere dalla monotonia delle pareti domestiche; ne approfittano pertanto per andare dal parrucchiere e conciarsi letteralmente per le feste. Con boccoli artificiali, alcune con i classici vestiti tradizionali e la maggior parte su tacchi non proprio comodi, si lasciano andare spesso e volentieri a danze e balli tipici. Non manca però, come nel mio genuino sud, il momento del grande pranzo al ristorante con tantissimi invitati giunti in ordinata fila indiana su macchine adornate di fiori, nastri e pom-pon. Si sentono costantemente durante tutto il giorno passare per la città. In testa l’ammiraglia con la bandiera a due teste, quella classica rossa e nera dell’Albania, seguite poi da tutte le altre che per tradizione portano legate al parabbrezza anteriore un’asciugamano nuovo raccolto come segno di partecipazione, dato in regalo dalla famiglia dello sposo. Non ho mai capito, nè mi sono sforzato di capire più di tanto questa strana usanza, ma ciò non mi ha distolto dal vedere che anche per queste occasioni (idem per la costruzione di nuove case) la bandiera albanese di Albania primeggia sempre ed è ben in vista. Si accetta di tutto dalla comunità internazionale in questa parte di Kosovo, ma non ancora una finta bandiera costruita a tavolino, ne tanto meno un inno di circa un minuto senza testo, solo musica, dal titolo “Europa”. Persino "America" (potenza qui venerata fino all'inverosimile), magari con la K, sarebbe suonato meglio come titolo dell'inno nazionale.

domenica 25 maggio 2008

UN ASPETTO POSITIVO DELLO STATO MULTIETNICO

L'Assemblea del Kosovo approva la Legge sul Calendario delle Festività Ufficiali

PRISTINA. Dopo tre lunghi giorni di pressione da parte del Governo e dei rappresentanti dell'International Civilian Office (nuova struttura di stampo prettamente europeo per il supporto alle istituzioni kosovare) il Parlamento della Repubblica del Kosovo (è così che bisogna chiamarla e anche l'Italia l'ha riconosciuta come tale) ha approvato la legge sulle ricorrenze ufficiali. Nella lista figurano tre date fortemente volute dai parlamentari di etnia albanese, alle quali vanno aggiunti altri cinque importanti giorni per le minoranze. Il potere legislativo ha stabilito che il 28 Novembre o festa della bandiera (il 28 del 1912 è stato il giorno dell'indipendenza albanese dall'Impero Ottomano) sarà ora ricordato come la giornata degli Albanesi; il 12 Giugno, conosciuto come giorno della Liberazione del Kosovo, sarà festeggiato da oggi in poi come il giorno della Pace, mentre il 6 Marzo o giorno dei Martiri, passerà alla storia come la giornata della Memoria e del Rispetto per i Veterani di Guerra.
Il testo della legge riporta anche, e giustamente, trattandosi il Kosovo di uno Stato multientnico, le ricorrenze per tutte le altre minoranze che vivono qui e che sono altrettanto rappresentate nella nuova bandiera che poco piace ai suoi cittadini. Il lungo elenco riporta il 15 Febbraio come la giornata degli Ashkali, l'8 Aprile la giornata dei Rom, il 23 Aprile il giorno dei Turchi, il 6 maggio quella dei Gorani e infine il 28 Settembre il giorno dei Bosniaci. La Pasqua e il Natale Ortodosso rientano ovviamente nella lista.
Se accanto a queste ricorrenze aggiungiamo tutte le altre che il popolo del Kosovo è abituato a festeggiare (lasciando da parte il mese di Ramadan, quello del digiuno che disabilita tutti) dobbiamo inserire la festa di inizio e di chiusura del Ramadan che durano rispettivamente tre giorni ciascuno, il 25 Dicembre non si tocca, idem per l'1 Gennaio, ovviamente il 1 Maggio, poi la festa dell'Europa che è un "must" e da queste parti ci tengono in molti a festeggiarla, il 15 Agosto, e sicuramente qualche altra festività di minor conto che adesso sfugge. C'è di buono una cosa e cioè che finalmente in maniera ufficiale e con legge dello Stato si è fatto ordine al calendario delle festività, perchè sino ad ora chiunque poteva, anche il giorno prima, avvisarti dispiaciuto di non poter partecipare ad un evento o recarsi a lavoro perchè il giorno dopo si sarebbe festeggiata la Pasqua ortodossa o dell’altro. Il nuovo calendario kosovaro presto verrà stampato tutto in rosso e almeno sulla carta il riconoscimento delle minoranze sarà garantito. Con il beneplacito delle Istituzioni tutti potranno festeggiare e festeggiarsi. Certo questo è un inizio a rilento per la neonata Repubblica del Kosovo che ha tanto da lavorare e poco da festeggiare.

articolo pubblicato sul sito di peacereporter.net e peacelink.it

KOSOVO: LA VOCE DEL CONIGLIO