martedì 22 luglio 2008

JUST ANOTHER WEDDING


Coincidenza vuole che lo Stato più giovane del mondo, nato da pochi mesi, abbia anche la popolazione più giovane dell’Europa. Qui in Kosovo l’alto tasso di natalità è una costante che va avanti dagli anni ’80. La famiglia è generalmente molto numerosa (se va bene 3 figli), ed include inoltre anche i cugini e gli zii di primo grado. La famiglia così intesa rappresenta il nucleo centrale della società kosovara, dove i legami tra cugini, cognati e parenti in genere sono molto stretti. I momenti di difficoltà economica sono quasi sempre attenuati dal supporto dei parenti che non mancano di fornire aiuto nei momenti più difficili ed accoglienza e rispetto nella vita di tutti i giorni. L’alto tasso di nascite è connesso all’alto numero di matrimoni, o meglio il contrario. Il rimbombo dei tamburi e il suono prolungato dei clacsons fanno da sottofondo musicale ai numerosi matrimoni che sopratutto nella bella e calda stagione estiva si ripetono a ritmo incessante (sono veramente tanti, forse perchè si concentrano principalmente in questo periodo). Chi si deve sposare aspetta l’estate, e lo zio emigrante che rientra dall’estero per le vacanze, il quale, incluso tra gli invitati preferiti, di consueto fa un gran regalo agli sposi, o mette a disposizione la luccicante macchina nuova, con tanto di targa tedesca o svizzera. A tratti mi sembra di rivedere un album fotografico già visto. Mi viene quasi da pensare che sono i matrimoni, le feste connesse, i regali allegati, i pranzi, seppur poco consistenti, a muovere la minuta economia del Kosovo. Comunque sia, gli sposi, i parenti e gli invitati, vivono svariati giorni di festa con musiche e danze. Come tradizione vuole, gli uomini da una parte –a casa dello sposo– e le donne dall’altra –in quella della sposa– si divertono come meglio possono tra grandi bevute di bevande gassate super colorate al ritmo di musica tradizionale. Pare però che siano soprattutto le donne a divertirsi di più. Cotonate e truccate a più non posso, vedono questi unici momenti come quelli più propizi per evadere dalla monotonia delle pareti domestiche; ne approfittano pertanto per andare dal parrucchiere e conciarsi letteralmente per le feste. Con boccoli artificiali, alcune con i classici vestiti tradizionali e la maggior parte su tacchi non proprio comodi, si lasciano andare spesso e volentieri a danze e balli tipici. Non manca però, come nel mio genuino sud, il momento del grande pranzo al ristorante con tantissimi invitati giunti in ordinata fila indiana su macchine adornate di fiori, nastri e pom-pon. Si sentono costantemente durante tutto il giorno passare per la città. In testa l’ammiraglia con la bandiera a due teste, quella classica rossa e nera dell’Albania, seguite poi da tutte le altre che per tradizione portano legate al parabbrezza anteriore un’asciugamano nuovo raccolto come segno di partecipazione, dato in regalo dalla famiglia dello sposo. Non ho mai capito, nè mi sono sforzato di capire più di tanto questa strana usanza, ma ciò non mi ha distolto dal vedere che anche per queste occasioni (idem per la costruzione di nuove case) la bandiera albanese di Albania primeggia sempre ed è ben in vista. Si accetta di tutto dalla comunità internazionale in questa parte di Kosovo, ma non ancora una finta bandiera costruita a tavolino, ne tanto meno un inno di circa un minuto senza testo, solo musica, dal titolo “Europa”. Persino "America" (potenza qui venerata fino all'inverosimile), magari con la K, sarebbe suonato meglio come titolo dell'inno nazionale.

domenica 13 luglio 2008

LA BRASILENA


La mitica bevanda di Calabria "Brasilena" da più di un mese è disponibile anche a Mitrovica (nord) a soli 40 dinari (fifty cents). La bibita al caffè, prodotta con l'acqua oligominerale di Calabria è un ottimo rinfrescante, alternativo alla coca cola e alla birra, ma che fa difficoltà persino a trovarsi in alcuni paesi della regione, figurarsi nel resto d'Italia o all'estero. Qualche commerciante autonomamente riesce a portarla in questo o quel bar di Modena, Torino o Roma. Così ha fatto anche Ivano che è riuscito a portarla al Cafè Paris di Mitrovica.


martedì 8 luglio 2008

....LA MANIFESTAZIONE


Come annunciavano ieri i manifesti affissi in ogni angolo della città, oggi alle due in punto, sotto un sole cocente circa 200 persone, per lo più anziani, si sono ritrovate davanti all’ingresso principale della Municipalità di Mitrovica per far sentire la loro voce di protesta contro l’amministrazione ed il sindaco della città, Bajram Rexhepi, colpevoli di non aver mantenuto le promesse sull’allontanamento delle sostanze tossiche depositate da circa un mese presso le strutture ormai abbandonate di uno degli impianti di Trepca, precisamente nella zona chiamata Bajr. Il piccolo gruppo di partecipanti, contornato da poliziotti locali e dalla Kfor è rimasto composto sino all’arrivo dell’Imam, promotore, insieme ad altre associazioni locali, come CBM, partiti politici e associazioni studentesche, di questa prima marcia di protesta. Valdete Idrizi, direttore dell’Associazione locale Community Building Mitrovica affermava che quella di oggi era la prima di una lunga serie, perlomeno fino a quando il sindaco non si impegnerà ad allontanare questi containers dalla città. Le sostanze tossiche, potenti solventi chimici, pare siano arrivate dall’Iran, e servissero ad un’impresa di Prizren come disinffettanti per le cisterne della sua stazione di benzina. Per motivi tuttora sconosciuti, il carico destinato a Prizren non è stato accettato ed è stato fatto tornare indietro. Alla frontiera, però, quella lungo il confine sud con la Macedonia, è successo che i poliziotti insospettiti hanno chiesto di ispezionare i tir e sono rimasti intossicati. Da lì, i containers sono giunti a Mitrovica. Sembra sia stata questa la dinamica dei fatti, anche se ancora oggi le sostanze trasportate rimangono sconosciute. La stampa dà poco risalto e le tv nessuna notizia. Oggi non erano presenti cameramen, solo qualche taccuino. L'Imam apre la manifestazione invitando tutti a restare uniti per far luce su questi fatti.









Poi la manifestazione al grido di “Dobbiamo essere uniti, non avvelenati”, si è diretta verso il sito che ospita momentaneamente i containers per bloccarne la strada principale che la collega a Pristina.








Tutti in marcia al grido di slogan come “La vogliamo verde, non avvelenata”


“9 anni di manipolazione, adesso anche avvelenamento”
oppure "1990 ci avvelenava la Serbia, nel 2008 il governo"

(tutti slogans che in albanese fanno rima).

Mah!

........tra i manifestanti mi è parso di vedere persino il sosia di qualcuno di cui il sole cocente non mi aiutava a ricordare il nome,

....solo un piccolo lapsus!

lunedì 7 luglio 2008

MATERIALE RADIOATTIVO?

Mitrovica. Nella serata di mercoledì 2 luglio sono arrivati direttamente dal confine sud con la Macedonia 3 tir con altrettanti containers pieni di sostanze tossiche. Dopo un breve peregrinare in territorio kosovaro, giunti non si sà bene da quale paese e diretti in Macedonia, probabilmente solo per un primo transito, i tre containers sono ora depositati da giorni presso le strutture ormai dismesse dell’ex impianto di Trepca, nella località di Bajr, periferia sud di Mitrovica, dopo aver ricevuto il beneplacito delle autorità locali, così ha riportato il notiziario radio. I camion che trasportavano quelle che anche diversi cittadini hanno testimoniato essere sostanze tossiche hanno insospettito le autorità di controllo della dogana, tant’è che dopo un loro esame il materiale ispezionato ha causato malore a sei poliziotti subito dopo ricoverati in ospedale. Al momento la notizia è tenuta a bada e circola soltanto negli ambienti cittadini con il passaparola . Nulla trapela nei notiziari di Unmik nè in ambienti internazionali. Fino ad ora neanche la stampa e i networks televisivi locali hanno riportato alcuna notizia in merito. Anche il tg locale delle 19.00 (di oggi 7 luglio) non ha toccato l'argomento. Venerdì, durante la liturgia in moschea gli Imam hanno dato la notizia e cercato di coinvolgere tutti i fedeli a partecipare numerosi alla pacifica dimostrazione presso la sede del comune prevista per quel giorno. Il cattivo tempo e il non tempestivo messaggio ha fatto sì però che la marcia di protesta non riscuotesse grande partecipazione tra gli abitanti. Tutto è stato allora nuovamente spostato ad oggi dove alle 9.00 in punto c’è stato un discreto rassemblamento nell’ex impianto di Trepca dove si trovano ancora i containers e per domani è stata convocata una manifestazione cittadina alle 14.00 in punto. A sentire Mensur, studente universitario, è impossibile vivere nella zona; dice infatti che varie persone si sono sentite male è sono state trasportate all’ospedale di Pristina. La gravità di questo evento è tenuta in stretto riserbo e le autorità comunali tacciono, ma intanto l’odore forte e penetrante ha sin da subito reso l'aria irrespirabile alle persone del luogo coinvolto. La drammaticità dell'evento sembra resa ancora più surreale dal silenzio generale dei rappresentanti politici locali, in primis del sindaco di Mitrovica, che rendono ancora più vani e improduttivi gli appelli alla mobilitazione che giungono dalla già debole struttura sociale cittadina. Si spera che la notizia giunga presto sotto i riflettori e qualche pesce grosso venga a galla.


articolo pubblicato sul sito di peacereporter.net e carta.org

venerdì 4 luglio 2008

KONFUSIONE KOSOVO

Caldo, sole e afa stanno facendo da sfondo qui in Kosovo ad una situazione a dir poco emblematica. Definirla confusione sarebbe un eufemismo.
L’Unione Europea si sta preparando ad organizzare la Conferenza dei Donatori per il Kosovo. Si presume che altri soldi presto arriveranno nel paese. Le autorità locali del neonato 193° Stato hanno lavorato tanto per arrivare all’incontro con idee e progetti concreti e chiederne l’immediata implementazione. Ma quello che troveranno nella capitale belga sarà anche dell’altro. A dare il benvenuto alle autorità del Kosovo sarà il logo dell’evento attentamente creato per non suscitare malumori all’interno degli stati membri dell’EU, in particolare di quelli che non l'hanno riconosciuto.
Nonostante i 2/3 dei paesi menbri dell’Europa abbiano risposto positivamente al riconoscimento, infatti, sul logo ufficiale che apre la conferenza l’11 Luglio a Bruxelles, verrà riportato ben in vista il nome “Kosovo”, ma una nota chiarirà per bene che in questo posto (il Kosovo appunto) è in vigore la risoluzione Onu 1244 – nella quale si afferma che il territorio è parte integrante della Serbia.
Effettivamente è ancora in vigore la 1244 con la quale il Consiglio di Sicurezza ha potuto operare in Kosovo dal 1999 istituendo a suo tempo la Missione Unmik.
Se quest’ultima si trova ancora qui sul suolo kosovaro ad operare è per via di questa risoluzione che per essere superata ha bisogno del nulla osta di tutto il Consiglio di Sicurezza (la Cina non si pronuncia e lascia fare all’amica Russia). I 120 giorni per organizzare il rientro di Unmik previsto per metà giugno sono passati e il suo personale si sta preparando ad una nuova riconfigurazione che li vedrà impegnati quanto meno fino alla metà di ottobre, anche se con un ruolo leggermente più limitato per non offuscare le neonate istituzioni del Kosovo e la stessa Eulex.
Constatiamo ora che anche per l’Europa questa risoluzione è ancora in vigore. Sarà forse un facile espediente per aggraziarsi la Russia e poi la popolazione serba per far finalmente partire, dopo varie lungaggini, la tanto attesa missione Eulex?
Bisogna notare, inoltre, che non è l’unico controsenso di questi giorni.
Di sicuro nel mese di giugno ci sono state tante novità in questa direzione. Ricordiamo appunto l’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica del Kosovo il 15 giugno, così come quella del parlamento serbo di stanza a Mitrovica, composta dai membri eletti alle ultime elezioni serbe, tenutesi anche in Kosovo. Nonostante le asciutte dichiarazioni di Rucker -dell’ormai ex capo di Unmik- di considerare nulle le elezioni locali dell’11 maggio, l’assemblea, formata però solo da due partiti politici, si è riunita il 28 di giugno (lo storico giorno di San Vito), senza grandi cerimoniali e senza impressionare nessuno, ma facendo riflettere tanti.
Da un'altra angolatura, quella dell’International Steering Group –ISG - la situazione per il Kosovo è più colorita. L'ISG, struttura formata da 25 Stati (20 Europei che hanno riconosciuto l’indipendenza, oltre a Croazia, Norvegia, Svizzera, Turchia e Stati Uniti) che supervisionerà la nuova presenza internazionale in Kosovo, ha espresso pieno supporto per la partecipazione di Pristina nelle varie Organizzazioni Internazionali come il Fondo Monetario, per garantire la stabilità sociale ed economica dell’intera area. Sarà invece un po’ più difficile pensare all’ingresso del Kosovo in strutture come l’OSCE dove il peso della Russia e della Serbia si fa sentire.
Sul fronte Eulex le cose non vanno per niente bene. La nuova missione avrebbe già dovuto prendere impiego alcuni mesi addietro, ma ancora oggi fa fatica a posizionarsi. L'inviato speciale EU per la status del Kosovo, Stefan Lehne, recentemente ha espresso l’augurio di poter vedere tutto il suo team operare presto su tutto il territorio del Kosovo, incluse le aree del nord a maggioranza serba. C’è infatti, per il momento, il niet assoluto da parte della Russia sul dispiegamento di questa nuova missione se non la si inserirà sotto l’ombrello ONU, e nel nord oggi è implicitamente vietato circolare per qualsiasi macchina targata EU.
La costituzione intanto è entrata in vigore e l’attuazione in ogni parte del suo territorio (dall’Ibar in su) è lontana se non impossibile da implementare. Lo sa bene il nuovo sindaco di Mitrovica, Bajram Rexhepi, che ha mosso dure critiche nei confronti di Unmik in quanto, a detta di Rexhepi, la missione collabora con i rappresentanti delle strutture parallele serbe, per la semplice ragione di non averle considerate illegali e non aver prestato fede, quindi, alle parole dell’ex numero uno di Unmik. Rexhepi la scorsa settimana ha anche invitato le autorità internazionali e di peacekeeping (i militari di Kfor per intenderci) presenti sul territorio a vigilare e far si che la legge del Kosovo venga applicata anche nella parte nord di Mitrovica. In questo clima di confusione e con temperature che superano abbondantemente i 30 gradi sta diventando difficile sbrogliare la matassa, e c’è chi, come il funzionario di nazionalità russa che lavora per Unmik, come riportato l’altro ieri (2 Luglio) dal giornale albanese Lajm, giunto all'aeroporto di Pristina si rifiuta di farsi mettere il nuovo timbro della Repubblica del Kosovo sul suo passaporto, pretendendo invece quello vecchio di Unmik.
Il capitolo indipendenza è da poco iniziato. Ci saranno ancora tanti paragrafi da scrivere, ma di sicuro una cosa appare evidente: il progetto americano dell’indipendenza sta subendo duri colpi. Di questo sono ben consci i serbi di Mitrovica che si mostrano molto più distesi in viso, se non sorridenti.


KOSOVO: LA VOCE DEL CONIGLIO