mercoledì 16 giugno 2010

LA RINUNCIA DELL'ITALIA AD ASSUMERE IL COMANDO DELLA MISSIONE KFOR


Alle "incerte" notizie apparse sulla stampa, in merito alla rinuncia da parte del Governo italiano ad assumere il Comando della missione Kfor in Kosovo, una recente interrogazione alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati ne ha chiarito ogni dubbio. La rinuncia dell'Italia al Comando della Kfor rappresenta una grande occasione mancata che non può essere imputata all'impossibilità di aumentare, per problemi di bilancio, gli uomini e i mezzi impiegati - come si vorrebbe far credere - quanto alla mancanza di determinazione a far valere le sue idee in campo internazionale. Va tenuto presente che, pur con la sensibile riduzione del contingente militare Kfor, l'Italia conta ancora 1.404 soldati, un pò meno di cento rispetto alla Germania che ne detiene il comando [Attualmente sono 9.923 i soldati della Nato: fonte Nato-Kfor aggiornata alla data del 26 febbraio 2010] e fino a circa un anno fa l'Italia era il contingente internazionale più numeroso in Kosovo, senza ricordare il ruolo determinante svolto nei Balcani, in Libano, in Iraq e in Afghanistan.

All'interrogazione dell'On. Federica MOGHERINI REBESANI, il sottosegretario Giuseppe COSSIGA fornisce la seguente risposta:


L'Alleanza Atlantica, ha approvato alcuni mesi fa il piano «Deterrent Presence», che prevede una riduzione in tre fasi (gates) della forza multinazionale KFOR da 14.000 a circa 2.250 unità. La prima fase ha comportato una riduzione della forza a gennaio, mentre la seconda fase sarà attuata prevedibilmente per settembre, previa valutazione della situazione, e la terza è stimata dopo ulteriori 4/8 mesi. Questo piano è stato deciso e viene perseguito con il pieno sostegno dell'Italia che considera fondamentale il principio «all together in, all together out».La riconfigurazione del nostro Contingente in Kosovo, che attualmente consta di 1300 unità e subirà un graduale ridimensionamento, non costituisce, dunque, una scelta unilaterale del nostro Paese, ma si sta realizzando sulla base di una scelta condivisa con gli alleati, secondo modalità e tempistiche concordate in seno al Consiglio Atlantico. In particolare è previsto che gli attuali 5 dispositivi militari siano riconfigurati in due Battie Group, uno dei quali, quello Nord destinato ad inglobare gli attuali settori a guida italiana e francese. Nella recente Conferenza di Generazione delle Forze l'Italia ha offerto la propria candidatura per ricoprire questa posizione di Comando, dimostrando la disponibilità per uno sforzo aggiuntivo, stante le difficoltà emerse in sede di riunione. Per quanto riguarda il comando dell'intero dispositivo riconfigurato di KFOR, le indicazioni fanno prevedere una conferma della attuale disponibilità della Germania. Conseguentemente l'assunzione di COMKFOR da parte dell'Italia, che era stata presa in considerazione compatibilmente con il piano generale di ridimensionamento del nostro dispositivo e qualora fattibile senza un incremento degli oneri finanziari, non è stata attuata a favore della scelta dell'assunzione di comando del Battie Group Nord. Ad ulteriore conferma della continuità del nostro impegno evidenzio che l'Italia:
mantiene la guida del settore Kosovo Security Sector Reform, fattore chiave per lo sviluppo democratico del Kosovo, con particolare riferimento alla creazione e all'addestramento delle sue future forze di sicurezza e quindi alla loro affidabilità;
assicura un significativo contributo alla missione EULEX per la cui guida ha offerto la propria candidatura al termine del mandato dell'attuale comandante francese. In sintesi il ruolo e l'impegno dell'Italia nei Balcani non può essere messo in discussione in piena coerenza con la ferma convinzione che la stabilizzazione della regione costituisce per il nostro Paese un interesse strategico prioritario.

Nessun commento:

Posta un commento

KOSOVO: LA VOCE DEL CONIGLIO