domenica 18 aprile 2010

LA MESSA E' FINITA ANDATE IN PACE

La Chiesa ortodossa serba ha svolto, da sempre, un ruolo di primissimo piano nelle relazioni politiche e i rapporti con le altre comunità presenti in Kosovo. Dopo i tragici eventi del 1998-99 è stata l'unica istituzione serba a rimanere nell'ex provincia, considerata, non a torto, la culla spirituale della Serbia. E' riuscita, così, ad irrobustire il rapporto con i fedeli serbi rimasti, supportandoli e sostenendoli nelle varie sedi politiche e tra le organizzazioni internazionali. Da diverso tempo, però, la Chiesa otodossa è attraversata da spaccature e trema sotto le accuse di corruzione, comportamenti immorali e divisioni interne.




La rissa tra i monaci è avvenuta di fronte al monastero di Gračanica nei giorni successivi alla sostituzione dell'Arcivescovo Artemije con l’Arcivescovo dell’Erzegovina Atanasije, nominato amministratore ad interim dell’Eparchia del Kosovo. La Chiesa ortodossa serba ha deciso di sospendere temporaneamente dalle sue funzioni il suo rappresentante in Kosovo, coinvolto in una vicenda di irregolarità finanziarie. Come hanno riferito i media di Belgrado, il Santo Sinodo ha deciso di sospendere Artemije per "non essere stato in grado di gestire al meglio le attività finanziarie" di sua competenza in Kosovo. Questa spaccatura non giova a nessuno. Si spera che le diatribe interne possano essere risolte al più presto, perchè soltanto con una Chiesa forte e unita si possono compiere ulteriori passi in avanti verso l'integrazione della comunità serba in Kosovo.


4 commenti:

Brunilda.Ternova ha detto...

Tanto per informazione: Kosova non è mai stata la ‘culla spirituale della Serbia’. E’ stata la Rascia la culla spirituale della Serbia, ma non Kosova. Kosova è stata sotto il dominio serbo 35 anni durante il medioevo, e trovo difficile (per non dire assurdo) che un luogo illirico/albanese può diventare culla spirituale di un popolo nomade e senza radici come i serbi.
Quelle chiese cosiddette ‘ortodosse’ si sono costruite sulle fondamenta delle chiese cristiano-cattoliche albanesi. Per di più, si dimentica a proposito di dire e sottolineare che durante il medioevo (prima dell’arrivo dei turchi nei balcani) molto albanesi del Kosova dell’est fino in Macedonia appartenevano al rito ortodosso- cristiano, mentre molti altri erano perfino ancora pagani. Molti di quei albanesi di religione cristiano ortodossa si sono assimilati ai serbi perdendo le loro radici albanesi e la memoria storica albanese. E questo lo testimoniano benissimo i loro cognomi ai quali basta togliere il suffisso ‘viç’ oppure ‘iqi’ alla fine, e ritrovano di nuovo il loro significato albanese, es: Bregoviç, Ardoliqi, Aruçeviqi, Biboviqi, Berjasheviqi, Bardiqi, Canoviqi, Cenoviqi, Cukoviqi, Gjeçbitriqi (Gjeç Birti- tipico nome e cognome albanese) ecc.
Sono così tanti i nome albanesi slavizati che ti viene da pensare se mai questa gente ha mai controllato l’albero genealogico della loro famiglia prima di dire che sono slavi....

Raffaele Coniglio ha detto...

Gentile Brunilda, Ti ringrazio per il quadro storico-religioso che hai evidenziato. E' sempre bene sottolinearlo. Concordo con te sulle traccie cristiane rinvenute nelle fondamenta delle principali chiese ortodosse, come quelle di Peja/Pec e Decani. Tra le altre cose, vorrei segnalare, che la struttura stessa del Monastero di Decani mi pare sia la rappresentazione classica delle chiese cristiane piuttosto che di quelle ortodosse. Tuttavia, ciò non può sottrarmi di considerare il Patriarcato di Pec come la principale sede storico-religiosa della Serbia, il loro "vaticano" ortodosso.

Saluti

civran ha detto...

"tracce cristiane" ?
Gli ortodossi non sono cristiani?

Raffaele Coniglio ha detto...

Certo che lo sono, pur con le dovute differenze. La mia precisazione mirava a demarcare il prima (periodo cristiano) dal dopo ( periodo ortodosso serbo) con l'intento di rendere più chiara la presenza serba in Kosovo.

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