sabato 19 marzo 2011

PASSEGGIANDO PER PRISTINA


Pristina - centro
Passano gli anni e Pristina ringiovanisce. Almeno così sembra. Ogni volta che ci ritorno la ritrovo un po' cambiata. Arrivando dall'aeroporto ti accolgono nuovi palazzi sempre più alti e rifiniti, ma a distanza di anni Pristina continua ancora ad essere un cantiere. I principali lavori che avrebbero già dovuto collegare Prizren con il nord del Kosovo sono tuttora in corso. Lo stesso dicasi per la superstrada Pristina-Peja. Oggi sulla Bill Clinton, la principale arteria cittadina, una sopraelevata interminabile ne paralizza il traffico. Il problema è sempre lo stesso e si chiama corruzione. "Che ci vuoi fare, i nostri politici continuano sempre a rubare". Il tassista che mi sta portando a Pristina abbandona per un attimo le mani dal volante e mimando il gesto prosegue "adesso rubano non con una, ma con due mani!". Pristina è una città di quasi seicentomila abitanti, cresciuta a dismisura negli ultimi anni e le piccole strade, rimaste quelle di una volta, sono insufficienti per le macchine che circolano. La cosa buona, balzatami subito davanti agli occhi, è che sono sparite dalla circolazione moltissime jeap della Nazioni Unite. Sono passati, invece, diversi giorni prima di capire che i generatori elettrici non erano più utilizzati. Il rumore assordante è ora un ricordo del passato. Ovviamente solo Pristina, sede del governo, dei vari ministeri e delle ambasciate, si è normalizzata. In tutto il resto del Kosovo i black out elettrici continuano ad interrompere le basilari azioni quotidiane. Comunque sia, le differenze tra Pristina e il resto del Kosovo non si fermano qui. Poche decine di chilomentri dividono la capitale dalle altre principali città del paese ma pare ci sia un abisso, tanta è la differenza in termini di sviluppo, cultura e mentalità. Sembra che ogni chilometro misuri un anno solare. In alcuni comportamenti e stili di vita ci sono generazioni di differenze.
Pristina - Mahalla Muhagjerve
 Continuo a camminare e ad osservare che il centro della città, solo quello, è molto più pulito, anche perché l'amministrazione comunale impiega diverse braccia per far ripulire gli spazi pubblici e più frequentemente si trovano cestini della spazzatura. In questo il centro di Pristina non ha nulla da invidiare ad altre città europee.  Ma  una camminata più in là è sufficiente per farti  cambiare idea e capire che il Kosovo è un classico esempio di paese in via di sviluppo, dove soltanto una fetta della capitale appare "occidentalizzata", mentre un po' ovunque si possono facilmente vedere i vari volti della miseria. Basta allontanarsi poche centinaia di metri dai palazzi governativi per vedere accozzaglie di case, baracche abbandonate, sporcizia, fango e crateri al posto dell'asfalto. Questa volta, però, a sorprendermi più di ogni altra cosa è stato il cartello "No Smoking". In tutti i locali pubblici la legge vieta la sigaretta. Detta in questo modo potrebbe sembrare una vera rivoluzione. Chi conosce il Kosovo e le abitudini dei suoi cittadini può facilmente intuire che la rivoluzione poteva essere solo di facciata. In Kosovo fumano tutti e vedere un ristorante o una caffetteria senza mezza sigaretta accessa resta ancora un sogno. Per la legge chi vuole fumare può farlo solo negli appositi spazi riservati. Ovviamente nessun locale è attrezzato e oggi ti trovi a vedere una parte del locale riservata ai non fumatori e l'altra metà per gli amanti della sigaretta. Prima quando volevi bere un caffè eri costretto ad intossicarti; adesso continui a farlo quasi con la stessa intensità, ma con un po' di autocoscienza in più. Il cartello del divieto appeso alla parete è lì a ricordartelo.

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