giovedì 4 novembre 2010

VETEVENDOSJE: IL MOVIMENTO CHE VUOLE DIVENTARE UN PARTITO


Lo scorso 28 ottobre la direzione del movimento Vetevendosje (autodeterminazione, in lingua albanese) ha presentato il suo programma politico.

"Vetevendosje ha sempre lavorato dal di fuori delle istituzioni perchè non vuole omologarsi nè restare schiacciato dai pesci più grossi che dimorano nei palazzi del governo". E' passato meno di un anno da quando Albin Kurti, leader del movimento, ha rilasciato queste dichiarazioni e Vetevendosje ha deciso di cambiare pelle e trasformarsi in partito politico. Il programma presentato la settimana scorsa ha due priorità fondamentali: la costruzione dello stato e lo sviluppo socio-economico. Lo state building è inteso come soggettività, democrazia, giustizia e cittadinanza, mentre lo sviluppo socio-economico nelle intenzioni di Albin Kurti deve includere la creazione delle capacità produttive e un'equa redistribuzione della ricchezza per aumentare il benessere. Il programma si compone di 100 articoli (consultabile qui in lingua albanese) che contengono i principi e le priorità del movimento Vetevendosje. Al centro di quello che definiscono "stato attivo sovrano" c'è il popolo, fonte della sovranità. La presenza internazionale, con le loro tante agenzie, da sempre percepite dal movimento come macchina sperperatrice di denaro e corruzione, può continuare ad operare "a condizione che lavori in partenariato con il Kosovo, come stato sovrano, così come avviene negli altri paesi". Nel manifesto politico non mancano i richiami albanofobi e populisti: "Questo stato sovrano riconosce la Costituzione come lotta del popolo kosovaro-albanese per la libertà".  L'identità dello Stato, secondo la concezione di Vetevendosje, viene espressa dai simboli dell'identità nazionale albanese. Quello che potrebbe, però, creare non poche discussioni e risvegliare antichi fantasmi è la parte del documento che afferma "il Kosovo avrà il diritto di unirsi pacificamente e di concerto con l'Albania attraverso un referendum, qualora le rispettive popolazioni si esprimessero in tal senso". Inutile dire che "in tutto il territorio del Kosovo saranno garantiti i diritti umani fondamentali, quelli delle varie minoranze nazionali, religiose e culturali". Altro passaggio importante che viene menzionato nel programma-propaganda è quello che riguarda "i crimini commessi durante l'ultima guerra, la criminalità organizzata e le violazioni della sovranità da parte della Serbia con le sue illegali strutture parallele". L'opposizione "all'autoritarismo di Unmik", da sempre bersaglio di Vetevendosje, e la spinosa questione del nord del paese, si materializzano nel programma: "provvederemo a rimuovere il piano Ahtisaari che divide il Kosovo su base etnica e sostituire questo decentramento con un altro sistema basato sui diritti e i bisogni dei cittadini, rafforzando il potere di controllo del governo locale". E ancora "Siamo impegnati a rimuovere le strutture parallele della Serbia e stabilire il controllo delle frontiere al gate 1 e 31, nella parte settentrionale del paese. Restiamo contrari a qualsiasi tipo di statuto speciale per il nord del Kosovo. Abbiamo intenzione di investire nel rilancio della capacità industriale di Mitrovica, al fine di creare posti di lavoro e aumentare il benessere della gente". Tutela dei diritti umani, della proprietà, misure economiche, sviluppo, difesa militare, welfare, istruzione, politica estera e integrazione UE, non manca proprio nulla e tutto sembra filare liscio. Peccato che l'unica nota fuori luogo sia proprio questo manifesto politico.


Nessun commento:

Posta un commento

KOSOVO: LA VOCE DEL CONIGLIO