Albin Kurti mi conferma la sua disponibilità e alle 15 in punto lo raggiungo presso la nuova sede di Vetevendosje a pochi passi dal parlamento. Nell'ultimo anno sono cambiate un po' di cose. Molte sono rimaste le stesse. La struttura di tre piani è interamente occupata dagli attivisti del movimento ed è adesso più consona ad un movimento che alle ultime elezioni politiche ha raggiunto risultati significativi. L'anima del movimento e la semplicità del suo leader sono rimasti immutati. Ci tiene a precisarlo Albin Kurti, e come sempre lo fa con molta chiarezza: "Vetevendosje era ed è un movimento politico. Il carattere del movimento non è cambiato, e questo per due ragioni principali, in primo luogo perché il Kosovo non è ancora una democrazia compiuta e poi perché noi non siamo soddisfatti con quel tipo di democrazia che è solo rappresentativa. Vetevendosje intende la democrazia come partecipazione diretta attraverso proteste, dimostrazioni, referendum e azioni simboliche. Vetevendosje non ha cambiato carattere, ma soltanto la sua strategia. Ai vecchi metodi ne abbiamo aggiunti di nuovi. Accanto alle rivolte e alle proteste adesso usiamo le vie istituzionali per raggiungere gli obiettivi di sempre. Noi vogliamo il Kosovo sovrano e non soltanto indipendente e questo implica il rafforzamento delle strutture governative, una maggiore democrazia nelle istituzioni ed un sano sviluppo economico". Vetevendosje è adesso un partito politico. Alle elezioni del 12 dicembre si è misurato per la prima volta con il giudizio degli elettori e il risultato è stato sorprendente. Vetevendosje è diventato il terzo partito del Kosovo con il 13% circa delle preferenze e il suo gruppo conta oggi 14 deputati. Alle ultime elezioni politiche il partito ha condotto una campagna elettorale molto intelligente, sfruttando le prime avvisaglie della protesta sociale soprattutto da parte del ceto giovanile che si è sentito, e si sente, sempre meno rappresentato da una classe politica che a tutt'oggi non si è confrontata con i veri problemi economico-sociali del paese, ma che è rimasta ancorata ai vecchi problemi della sovranità e dell'indipendenza. La strategia di Albin e soci ha portato a grossi risultati in termini di consenso da parte giovanile, andando a pescare voti nel bacino elettorale di tutti i partiti. Questo, e non piuttosto lo spirito nazionalista del movimento, è stato il successo principale di Vetevendosje che è riuscito a cavalcare lo scontento di larghe fasce della popolazione. Adesso avrà davanti a sé una prova essenziale, perché una cosa è interpretare e cavalcare lo scontento sociale, altra cosa sarà tradurre questi temi in vere e proprie proposte politiche, anche di natura legislativa.
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martedì 12 aprile 2011
lunedì 13 dicembre 2010
ELEZIONI IN KOSOVO: IL GIORNO DOPO
Le prime elezioni politiche post indipendenza si sono svolte in un clima di tranquillità. Isolate e prevedibili schermaglie si sono registrate nei seggi elettorali di alcuni villaggi intorno a Zubin Potok, nel nord del Kosovo.
Sotto il profilo strettamente politico le elezioni del 12 dicembre hanno mostrato, ancora una volta, un segno di maturità del Kosovo. Oltre 1,7 milioni di cittadini sono stati chiamati a rinnovare il parlamento del Kosovo e i suoi 120 parlamentari, 20 dei quali spettano per legge alla rappresentanza delle minoranze, e precisamente: 10 ai candidati della comunità serba, 4 per quella R.A.E. ( Rom, Ashkali ed Egiziani) 3 per i Bosniaci, 2 per la comunità turca e 1 per i Gorani. Per adesso l'unico dato certo è l'affluenza alle urne. Secondo il CEC (Commissione Centrale per le elezioni) gli elettori sono stati il 47,8% degli aventi diritto, una cifra leggermente più alta rispetto alle elezioni del 2007. Il risultato uscito dalle urne, oltre a confermare quanto i sondaggi andavano ripetendo, la vittoria dell'uscente Primo Ministro Hashim Thaci, ci mostra almeno due elementi di novità: uno sul fronte degli albanesi, l'altro sul versante serbo. Veniamo al primo. La scarsa efficacia di norme che disciplinano il finanziamento della politica e delle elezioni, la "certificazione" di un voto clientelare che premia quasi sempre chi detiene il potere e le chiavi della cassaforte, non hanno fermato l'armata Vetevendosje che si è presentata per la prima volta alle elezioni del Kosovo. Il voto ha premiato il decennale radicamento sul territorio di Vetevendosje. Con un programma farcito di colorate proposte nazionalistiche, ma anche di coraggiose iniziative anti-politiche, il movimento guidato da Albin Kurti si è attestato il terzo partito del Kosovo con il 16% dei consensi. I principali think tank di Pristina indicano oltre il 40% la partecipazione al voto dei cittadini serbi. E questo è il secondo elemento di novità. Il dato è molto importante e significativo, soprattutto se si pensa che tale risultato è la media dei voti tra i serbi che vivono nel nord del Kosovo, che hanno nuovamente boicottato le elezioni, e gli altri serbi che vivono nel resto del Kosovo. I serbi delle municipalità di nuova costituzione, sulla base del piano Ahtisaari, hanno risposto positivamente al voto di ieri, con un tasso di partecipazione che in alcune aree ha superato il 50%. Questo, dispiace constatarlo, certifica la totale contrapposizione di vedute della comunità serba che vive nel Kosovo, a nord e al sud dell'Ibar. Stando ai primi risultati elaborati da Gani Bobi, il Partito democratico del Kosovo (Pdk) del premier Thaci avrebbe ottenuto il 31% dei voti, rispetto al 25% che sarebbe andato al secondo maggiore partito del paese, la Lega democratica del Kosovo (Ldk) guidata dal sindaco di Pristina Isa Mustafa. Terzo, sempre secondo questo exit poll sarebbe a sorpresa il movimento Vetevendosje di un autentico exploi con il 16%. A superare lo sbarramento del 5% necessario per entrare in parlamento sarebbero stati inoltre l'Alleanza per il futuro del Kosovo (Aak) dell'ex premier Ramush Haradinaj con il 14,5%, e l'Alleanza per il nuovo Kosovo (Akr) del miliardario Behgjet Pacolli con il 6,5% dei consensi. Sotto il 5% invece sarebbero il nuovo partito Fer (Spirito nuovo), una formazione di intellettuali e accademici, al quale sarebbe andato il 4,5%, e la Lega democratica di Dardania (scissionisti dell'Ldk) con il 2,2%. Con un esito del genere risulta veramente difficile capire come si possa formare un governo efficiente ed autorevole. Probabilmente l'abilità di Thaci di tessere trame ed alleanze potrà stupirci anche questa volta.
leggi anche VETEVENDOSJE IL MOVIMENTO CHE VUOLE DIVENTARE UN PARTITO
articolo pubblicato su AgoraVox
giovedì 9 dicembre 2010
PILLOLA
"Gli internazionali prendono dei serbi e degli albanesi, li portano a Belfast in un albergo a cinque stelle, gli insegnano paroloni su gestione del conflitto e convivenza, e poi li rispediscono in Kosovo, dove non hanno né pane né latte per sfamarsi. E questo, dagli internazionali, viene considerato un passo avanti".
Albin Kurti - movimento Vetevendosje
giovedì 4 novembre 2010
VETEVENDOSJE: IL MOVIMENTO CHE VUOLE DIVENTARE UN PARTITO
Lo scorso 28 ottobre la direzione del movimento Vetevendosje (autodeterminazione, in lingua albanese) ha presentato il suo programma politico.
"Vetevendosje ha sempre lavorato dal di fuori delle istituzioni perchè non vuole omologarsi nè restare schiacciato dai pesci più grossi che dimorano nei palazzi del governo". E' passato meno di un anno da quando Albin Kurti, leader del movimento, ha rilasciato queste dichiarazioni e Vetevendosje ha deciso di cambiare pelle e trasformarsi in partito politico. Il programma presentato la settimana scorsa ha due priorità fondamentali: la costruzione dello stato e lo sviluppo socio-economico. Lo state building è inteso come soggettività, democrazia, giustizia e cittadinanza, mentre lo sviluppo socio-economico nelle intenzioni di Albin Kurti deve includere la creazione delle capacità produttive e un'equa redistribuzione della ricchezza per aumentare il benessere. Il programma si compone di 100 articoli (consultabile qui in lingua albanese) che contengono i principi e le priorità del movimento Vetevendosje. Al centro di quello che definiscono "stato attivo sovrano" c'è il popolo, fonte della sovranità. La presenza internazionale, con le loro tante agenzie, da sempre percepite dal movimento come macchina sperperatrice di denaro e corruzione, può continuare ad operare "a condizione che lavori in partenariato con il Kosovo, come stato sovrano, così come avviene negli altri paesi". Nel manifesto politico non mancano i richiami albanofobi e populisti: "Questo stato sovrano riconosce la Costituzione come lotta del popolo kosovaro-albanese per la libertà". L'identità dello Stato, secondo la concezione di Vetevendosje, viene espressa dai simboli dell'identità nazionale albanese. Quello che potrebbe, però, creare non poche discussioni e risvegliare antichi fantasmi è la parte del documento che afferma "il Kosovo avrà il diritto di unirsi pacificamente e di concerto con l'Albania attraverso un referendum, qualora le rispettive popolazioni si esprimessero in tal senso". Inutile dire che "in tutto il territorio del Kosovo saranno garantiti i diritti umani fondamentali, quelli delle varie minoranze nazionali, religiose e culturali". Altro passaggio importante che viene menzionato nel programma-propaganda è quello che riguarda "i crimini commessi durante l'ultima guerra, la criminalità organizzata e le violazioni della sovranità da parte della Serbia con le sue illegali strutture parallele". L'opposizione "all'autoritarismo di Unmik", da sempre bersaglio di Vetevendosje, e la spinosa questione del nord del paese, si materializzano nel programma: "provvederemo a rimuovere il piano Ahtisaari che divide il Kosovo su base etnica e sostituire questo decentramento con un altro sistema basato sui diritti e i bisogni dei cittadini, rafforzando il potere di controllo del governo locale". E ancora "Siamo impegnati a rimuovere le strutture parallele della Serbia e stabilire il controllo delle frontiere al gate 1 e 31, nella parte settentrionale del paese. Restiamo contrari a qualsiasi tipo di statuto speciale per il nord del Kosovo. Abbiamo intenzione di investire nel rilancio della capacità industriale di Mitrovica, al fine di creare posti di lavoro e aumentare il benessere della gente". Tutela dei diritti umani, della proprietà, misure economiche, sviluppo, difesa militare, welfare, istruzione, politica estera e integrazione UE, non manca proprio nulla e tutto sembra filare liscio. Peccato che l'unica nota fuori luogo sia proprio questo manifesto politico.
sabato 24 aprile 2010
EULEX - STOP PIDOCCHI NEL NORD DEL KOSOVO
Il Movimento Vetevendosje (Autodeterminazione in lingua albanese) è stato sin dalla sua costituzione un movimento di protesta contro "la corruzione della classe politica kosovara e le imposizioni dell'occupatore straniero", come dice il suo leader fondatore. Ultimamente, con il passaggio da Unmik ad Eulex, i loro attacchi si sono spostati verso "il nuovo dittatore europeo", parafrasando sempre Albin Kurti. Oltre alle scritte e slogan di dissenso che appaiono in ogni angolo del Kosovo i giovani attivisti del movimento hanno ideato questo divertente fotoritocco.
giovedì 11 febbraio 2010
L'"IN"GIUSTIZIA DI UNMIK
Nel terzo anniversario dell'uccisione di due giovani attivisti del movimento Vetevendosje, Mon Balaj e Arben Xheladini, le famiglie e il movimento di Albin Kurti chiedono giustizia. Era il 10 febbraio 2007 quando due ragazzi appena ventenni, durante accese proteste nel pieno centro di Pristina, furono uccisi dalle forze di polizia Unmik di nazionalità romena, schierate quasi sempre in prima fila in presenza di eventi del genere, insieme ai loro colleghi pakistani, moldavi o marocchini. La stampa locale oltra a riportare questa notizia parla anche dell'indigno dei familiari per l'insulto ricevuto dalla proposta di Unmik, quella cioè di offrire 55 mila euro come compensazione per le vittime e per rinunciare, ovviamente, alle vie legali. L’ingiustizia e la beffa, sollevate dalla stampa locale, hanno spinto, sempre nella giornata di ieri, i vertici di Unmik a indirizzare una nota di precisazione alla stampa.
Note to the media: Facts regarding the UN’s compensation process related to deaths and injuries caused during the 10 February 2007 protest.
This note is intended to clarify mischaracterizations that have appeared in the media regarding the processes related to the events of 10 February 2007 Special Representative of the Secretary-General (SRSG) Lamberto Zannier has taken a keen interest in the processes related to the events of 10 February 2007, and fully supports all ongoing efforts to ensure that compensation is provided to the families of the deceased and to those injured during the protest. While no amount of money can make up for the loss of life and injuries suffered on 10 February 2007, compensation can help the injured and families with expenses. Since 2007, UNMIK has been engaged with the families in the compensation process. As a result of these efforts, United Nations headquarters applied the Third Party Claims process, the UN procedure for providing monetary compensation for lost earnings suffered by individuals or their dependents. In this context, last summer the SRSG met with the families of Messrs. Balaj and Xheladini and individuals who were injured. He personally apologized to them on behalf of the UN for the events of 10 February 2007.He stands by this apology today. Following repeated consultations with the lawyers of the families and the other claimants, the United Nations formally offered compensation late last year. Whether to accept the compensation is a personal decision to be made by the families and the individuals involved. However, contrary to erroneous reports in the media, the compensation process and the acceptance of the compensation offered by the UN are separate from any criminal investigation proceedings related to the case. The SRSG firmly believes in the families’ right to seek justice. He understands their frustration and will continue to raise the issue with the relevant member state.
Note to the media: Facts regarding the UN’s compensation process related to deaths and injuries caused during the 10 February 2007 protest.
This note is intended to clarify mischaracterizations that have appeared in the media regarding the processes related to the events of 10 February 2007 Special Representative of the Secretary-General (SRSG) Lamberto Zannier has taken a keen interest in the processes related to the events of 10 February 2007, and fully supports all ongoing efforts to ensure that compensation is provided to the families of the deceased and to those injured during the protest. While no amount of money can make up for the loss of life and injuries suffered on 10 February 2007, compensation can help the injured and families with expenses. Since 2007, UNMIK has been engaged with the families in the compensation process. As a result of these efforts, United Nations headquarters applied the Third Party Claims process, the UN procedure for providing monetary compensation for lost earnings suffered by individuals or their dependents. In this context, last summer the SRSG met with the families of Messrs. Balaj and Xheladini and individuals who were injured. He personally apologized to them on behalf of the UN for the events of 10 February 2007.He stands by this apology today. Following repeated consultations with the lawyers of the families and the other claimants, the United Nations formally offered compensation late last year. Whether to accept the compensation is a personal decision to be made by the families and the individuals involved. However, contrary to erroneous reports in the media, the compensation process and the acceptance of the compensation offered by the UN are separate from any criminal investigation proceedings related to the case. The SRSG firmly believes in the families’ right to seek justice. He understands their frustration and will continue to raise the issue with the relevant member state.
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