domenica 1 marzo 2009

SENTENZA DEL TRIBUNALE DELL'AIA CONTRO I CRIMINI COMMESSI IN KOSOVO


Il Tribunale Penale Internazionale dell'Aia ha assolto oggi l'ex presidente serbo Milan Milutinovic dall'accusa di avere commesso crimini di guerra e contro l'umanità durante la guerra in Kosovo, fra il 1998 e il 1999. Milutinovic è stato processato per aver tentato di scacciare gli albanesi dal Kosovo con "una campagna sistematica di terrore e violenza". Secondo le accuse del procuratore Thomas Hannis si voleva così modificare la composizione etnica della regione per assicurarsi il controllo serbo sul territorio, costringendo alla fuga 800.000 albanesi. Il Tribunale internazionale ha stabilito che l'ex presidente non aveva autorità sulla campagna di terrore condotta contro gli albanesi in Kosovo. Il suo ruolo non è stato provato, come neppure è stato provato che abbia avuto un controllo sulle azioni delle forze militari e di polizia della ex Jugoslavia. Milutinovic, secondo i giudici, "non aveva un controllo diretto" sull'esercito federale della ex Jugoslavia. In pratica, "era Slobodan Milosevic, qualche volta chiamato Comandante Supremo, che esercitava l'autorità di comando sull'esercito durante la campagna della Nato" si legge nella sentenza. Sono stati condannati, invece, sempre per le stesse accuse, a pene comprese tra i 15 e i 22 anni di reclusione, gli altri cinque coimputati. I pezzi da 90 della politica e delle gerarchie militari della Serbia di quegli anni sono l'ex vicepresidente jugoslavo Nikola Sainovic (22 anni di prigione), l'ex generale dell'Esercito Nebojsa Pavkovic (22 anni di prigione), l'ex generale di polizia Sreten Lukic (22 anni di prigione), gli ex generali dell'Esercito Dragan Ojdanic e Vladimir Lazarevic (entrambi 15 anni di prigione). Questo rappresenta un fatto di assoluta importanza. Si tratta infatti del primo verdetto emesso dal Tpi contro autorità serbe per i fatti avvenuti durante la guerra in Kosovo nel 1999.
La pulizia etnica (compiuta dai serbi) giustifica la violazione del diritto internazionale in Serbia, e quindi l'intervento Nato in Kosovo? La domanda che mi ha sempre turbato, con questa sentenza, ha avuto una risposta. Il Tpi, con questa condanna, ha certificato che sono state commesse delle grandi atrocità in Kosovo, di fronte alle quali ogni sacrosanta "ragione di Stato", ogni violazione del diritto internazionale, è nulla rispetto alle migliaia di morti commesse e centinaia di migliaia di allontanamenti forzati. La ragion d'essere di quanti sostenevano che l'intervento della Nato fosse una violazione del diritto internazionale, secondo il mio modestissimo punto di vista, non sta più in piedi. Sino ad ora si è cercato, forzatamente, di mettere in secondo piano la pulizia etnica e si è preferito appigliarsi, in questo preciso contesto, alla sovranità della Serbia pur di non giustificare mai l'indipendenza del Kosovo. Questa sentenza fa chiaramente capire che è stato il governo serbo il carnefice di se stesso. Perchè gli stessi sostenitori di questa teoria in altri teatri come la Cina e Israele, giusto per citarne due, fanno valere quello che in Kosovo hanno sempre negato?
I diritti umani, la libertà, ogni libertà delle persone, vanno sempre e comunque garantiti. Non bisogna mai, a seconda delle opportunità, sventolare una volta la bandiera della sovranità dello Stato, un'altra volta quella dei diritti umani e dell'autodeterminazione di un popolo.


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