giovedì 3 dicembre 2009

A PRIZREN CON I DERVISH: ULTIMA PARTE

UNA STORIA AFFASCINANTE : LE ANTICHE ORIGINI DEI DERVISH


La serata alla teqe di Prizren, a seguire la funzione religiosa dei dervish, non è finita come avrei voluto. Accortisi delle mie riprese hanno iniziato a chiedermi di poter ispezionare la macchina fotografica. Sono riucito a temporeggiare, aspettando di parlare con il leader che era l'unico che conosceva l'inglese. Alla fine, viste le loro insistenze, ho cominciato a dubitare che sarei riuscito a ritornare a casa con i miei video, motivo per il quale, alla prima occasione propizia, mi sono allontanato con nonchalance e indisturbato tra i vicoletti di Prizren. Avrei voluto rivolgere al capo spirituale domande sulla loro origine, i loro culti, la loro antica provenienza. Mi sarebbe piaciuto sapere tante cose su questo suggestivo ordine religioso, motivo per il quale, arrivato a casa, mi sono messo alla ricerca di notizie sui dervish per cercare quelle risposte.

I Dervish rappresentano senza dubbio uno dei fenomeni più rilevanti nella storia della spiritualità islamica o Sufismo. Nell'odierno Kosovo vive un imprecisato numero di fedeli che appartengono a diversi ordini tra loro distinti. Ci sono i Bektashi e altri gruppi come i Kadri, gli Havleti, i Nakshipendi, i Rifai, i Saadi e gli Shazeli. La storia narra che tutto ebbe inizio con i Bektashi, ordine che prende il nome dal suo fondatore Hunqar Haji Bektash Veli (1209-71), nato nell’Iran orientale. Creato come movimento pre-islamico nella lontana Persia, l'ordine derviscio dei Bektashi è interessante per molte ragioni. Oltre alla sua importanza nella cultura turca, rappresenta un superamento delle differenze tra le tradizioni musulmane di sunniti e sciiti. Strettamente connesso con la comunità degli Alevi, quest'ordine contiene elementi di diversa origine, appartenenti alle numerose religioni con cui il popolo turco è stato in contatto: Buddismo, Manicheismo, Ebraismo, Nestorianesimo e il Cristianesimo locale. I Bektashi hanno incorporato nella loro struttura anche la "hurufilîk", una dottrina segreta sul simbolismo dei numeri e delle lettere (paragonabile alla Cabala ebraica). Nel periodo più florido dell'Impero Ottomano divennero i cappellani delle truppe ottomane dei Giannizzeri (Yeniceri o "uomini nuovi"), un corpo militare composto principalmente da giovani convertitisi dal cristianesimo all'islam. L'ordine dei Bektashi divenne così una delle istituzioni più importanti dell'allora Impero Turco, con centri spirituali nella Città del Cairo e nei Balcani, in Anatolia, nel Turkestan e nella città imperiale di Istanbul. Nel 1826, il Sultano turco Muhmud II, accortosi dell'enorme influenza dei Giannizzeri, cominciò a dargli la caccia e ad eliminarne i seguaci con il pretesto che avevano accumulato e abusato del loro potere. Con loro anche i Bektashi, ovviamente, attraversarono un periodo difficile. Quando le riforme degli anni '20 sotto il periodo di Kemal Atatürk imposero il divieto assoluto dell’istituzione degli ordini dervisci, i Bektashi continuarono a riunirsi segretamente nella regione dell’Anatolia. Tuttavia, da questo momento in poi, non avendo più una vita facile in Turchia, cominciarono a spostarsi verso i confini più settentrionali di quello che era l’Impero Ottomano e diventarono una forza significativa tra gli albanesi, che esprimevano, ed esprimono tutt'oggi, una visione dell’Islam liberale e pluralista. L’Albania presto divenne così una sede importante per questo movimento, tant'è che dal 1925 i Bektashi albanesi si staccarono da quelli turchi e Tirana iniziò a rappresentare una sede importante per l'ordine nei Balcani. La conformazione geografica dell’Albania di quel periodo includeva buona parte del Kosovo, ed anche la Macedonia, ragion per cui esiste ancora oggi, concentrato principalmente nella zona di Prizren, ma anche in Gjakova e Rahovec, un nutrito gruppo di questi antichi predicatori.


leggi la prima parte

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